di Lisa Vercillo - tratto da Newecclesia.it


Abbiamo raggiunto il giovane teologo Robert Cheaib per rivolgergli alcune domande sul suo ultimo libro "Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata" e per permettere ai lettori di New Ecclesia di conoscere meglio l'autore delle interessanti riflessioni del seguitissimo, "Angolo del teologo". 


Segnaliamo ai nostri lettori, che Robert Cheaib può essere seguito su Facebook e Twitter ed inoltre sul sito indicatovi di seguito.


Chi è Robert Cheaib?... I nostri lettori sicuramente vogliono conoscere il teologo che scrive su New Ecclesia, dalla sua viva voce...
È una domanda difficile e non lo dico per retorica o umiltà. È difficile mettere in parole la propria implicita autocoscienza. È più facile rispondere alla domanda «Cosa fa Robert Cheaib». Così le posso dire: sono sposo e padre di tre bambini, sono docente di teologia presso varie università, lavoro come giornalista e curo un sito divulgativo di teologia (www.theologhia.com) e, dove il Soffio chiama, faccio conferenze su varie tematiche che spaziano dalla preghiera (del cuore) alla teologia, dalla mistica alla dogmatica, dalla vita di coppia alla teologia/prassi dell'amore.

Ma se dovessi dire in una parola «chi sono», mi presenterei con una parola di don Tonino Bello: sono un «contemplattivo»: un uomo che contempla e annuncia attivamente e con la parola Colui che contempla. È un'idea troppo alta di sé? Per niente! Non lo dico come traguardo raggiunto, ma come oasi alla quale approdo ogni tanto quando, con l'aiuto di Dio, riesco a unificare le dimensioni del mio essere. In questa atmosfera di monachesimo del cuore riconosco la «versione» migliore di me stesso, quella più consona con il mio essere nel mondo.



Robert, la domanda è d'obbligo: come è nato il suo nuovo libro, "Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata"? (Ed. Il pozzo di Giacobbe)
La figura di Abramo mi ha sempre affascinato, specie perché alcune cerniere cruciali del mio cammino di fede nel mondo le ho abbracciate e sostenute proprio perché le ho interpretate sulla griglia ermeneutica di Abramo. Ma l'idea del libro si è fatta chiara durante un ritiro che ho tenuto sulla figura di Abramo alla fine del 2013.

Mi sono sempre piaciute alcune opere dell'antichità cristiana che prendevano delle figure – bibliche e non – e, narrando alcuni punti chiave della loro vicenda, offrivano una luce più generale e universale per ogni uomo. Tali opere non erano semplici biografie, ma veri e propri paradigmi di maturazione spirituale. Tra queste opere ricordo La vita di Mosè di S. Gregorio di Nissa, La vita di Antonio di S. Atanasio.

Ecco, nella nuova opera, l'interlocutore è Abramo, ma ci tengo a chiarire che il libro è scritto con Abramo e non su Abramo. Il "protagonista" del libro è il lettore chiamato a mettersi in cammino verso una maggiore autenticità, felicità, profondità. In una parola: verso la vita alla presenza di Dio e in Dio.



Da "Un Dio umano. Primi passi nella fede cristiana" per giungere "Alla presenza di Dio. Una spiritualità incarnata"... Quale "cammino" attraverso questi due volumi, vuole indicare al lettore? Come è strutturato il nuovo libro?
Un Dio umano è stato un tentativo di dare in un colpo d'occhio una visione globale alla fede cristiana che sia allo stesso tempo: informativa e trasformativa (ritorniamo al paradigma duplice del contempl-attivo). Così, in meno di duecento pagine Un Dio umano tra: il cammino dell'uomo verso Dio; l'esperienza di Dio nell'Antico Testamento; la questione della persona, dell'insegnamento e dell'opera di Gesù; la Trinità; la Chiesa; la vita del cristiano. Il nuovo libro, Alla presenza di Dio, prende la staffetta da Un Dio umano proprio a partire da questo capitolo e sviluppa la dimensione antropologica, quella che riguarda l'uomo e spetta a lui.

Se volessimo riassumere i due libri in due semplici interrogativi...Il primo si chiede: cos'è la fede cristiana? Il secondo si chiede: come vivere concretamente da cristiani? Ed è qui che si rende chiara la struttura del libro. Il libro si presenta in cinque capitoli: vocazione, invocazione, convocazione, provocazione, evocazione. I capitoli evocano varie sfumature e aspetti della vita dell'uomo, ma se dovessi riassumere ognuno in una domanda – anche se è riduttivo – farei così:

Vocazione: come discernere la chiamata e la volontà di Dio?
Invocazione: cosa è veramente la preghiera?
Convocazione: come si vive concretamente l'amore?
Provocazione: Qual è la differenza tra tentazione e prova? Perché Dio ci prova?
Evocazione: Come vivere alla presenza di Dio quando Dio sembra assente? Come credere al Bene quando si sperimenta il male?

Come realizziamo questa "incarnazione"? Attraverso la preghiera? Ma come si prega veramente, nel libro troviamo qualche "consiglio"?
La preghiera è una di queste dimensioni. Nel libro si spiega che la preghiera non è una fuga dalla vita, ma è immersione nella vita, nel presente, nel «compito» dell'esistenza qui e ora. In questo senso, la preghiera stessa è incarnata. La preghiera, assieme alle dimensioni evocate sopra come l'amore pratico e concreto, la vita di fede anche in mezzo alla croce, ecc. sono tutti strumenti per "verificare" la propria fede, ovvero per renderla "vera" e incarnata e non campata in aria.

In questo senso, il libro offre indicazioni e consigli correttivi sulla preghiera. Anche se devo confessare che in fase di redazione ho accantonato tanti elementi riguardanti la preghiera per non far diventare il libro un trattato sull'orazione. Sono elementi nati dalla Scuola di preghiera che abbiamo vissuto in parrocchia e che tengo da parte... chissà, magari per un'opera futura.


Nell'Evangelii Gaudium Papa Francesco riprende Bernanos che nel "Diario di un curato di campagna" scrive: "Si sviluppa la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtà, dalla Chiesa o da se stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore come 'il più prezioso degli elisir del demonio'." Nel libro si "passa da una fede di seconda mano, a una fede personale"... Allora possiamo diventare uomini e donne gioiosi e "capaci" di Vangelo?
Questa domanda mi piace particolarmente perché in qualche modo evoca l'incipit del libro. Ogni capitolo del libro, infatti, inizia con una storia e il primo capitolo narra la storia di un "sognatore" che si confronta con un sedicente "realista". La storia che risale al medioevo è ripresa nel romanzol'Alchimista di Paolo Coehlo. Ad ogni modo, la conclusione a cui giungo e che costituisce la sfida di cambiamento e di incarnazione proposta dal libro è questa:

«Il vero realista è colui che crede in un sogno e si rimbocca le maniche impegnandosi a realizzarlo. Quelli invece che si credono realisti per partito preso, che non credono in niente tranne a ciò che hanno tra le mani, sono in realtà dei disillusi e dei delusi che non realizzano alcunché... Il realista vero non è il deluso o il disilluso, bensì l'uomo che comprende e intuisce che, finché si è vivi, vale la pena lottare per vivere davvero; che il vero fallimento, quello assicurato, è quando ci si rassegna al fallimento; che non si è sconfitti realmente se non quando si decide di gettare la spugna. Hanno una forza misteriosa le antiche e attualissime parole di Eraclito: "Se uno non spera l'insperabile non lo attinge"».

Tutto il cammino del libro è un annuncio e un invito a credere che siamo capaci di Vangelo, siamo capaci di Gioia e solo così diventiamo missionari di Cristo, perché il contagio del Vangelo passa solo tramite la gioia autentica.


Il quadro "Alla presenza di Dio" un acrilico su tela di Simona Benedetti Art è l'immagine che incontriamo come copertina del libro, esso è accompagnato da alcuni versi; ne scelgo uno: "...Il corpo dell'orante diventa raggiante e traboccante di Luce" ... Trasfigurati solo "incarnando" nella nostra vita, questo Dio così umano? Siamo amati così tanto che possiamo diventare "cielo" sin d'ora?
Mi fa piacere sapere che l'opera di Simona Benedetti Art, che colgo l'occasione per ringraziare di nuovo per il grandissimo dono del quadro, dia già idea del contenuto e della "pretesa" del libro. Sì, siamo così tanto amati. Il primo capitolo «Vocazione», non parla solo della scelta di ciò che è noto come «stato di vita». Il primo capitolo invita a prendere coscienza proprio della grandezza di questa nostra vocazione. San Basilio insegna e afferma: "l'uomo è una creatura che ha ricevuto la chiamata ad essere Dio". Eretico? Per niente! È tutta la Scrittura che ce lo dice. Dio non ci ha creati per trottolare sulla terra, ma per planare nei Cieli che non sono altro che la vita divina, il nostro Futuro già Presente nella vita in Cristo. Ciò che dobbiamo fare è metterci nella prospettiva giusta per vedere noi stessi, il mondo e la storia con gli occhi di Dio. Questa è la contemplazione: avere sulla creazione lo sguardo di Dio e cogliere/accogliere in tutto la presenza di Dio.

 *
NOTE SULL'AUTORE

Robert Cheaib, è docente di teologia presso varie università tra cui l'Università Cattolica del Sacro Cuore, La Pontificia Università Gregoriana e la Facoltà Teologica del Teresianum. Svolge attività di conferenziere e di scrittore.

Tra le sue ultime pubblicazioni:

- Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2015.

Un Dio umano. Primi passi nella fede cristiana, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2013.
«Il crocifisso dell’islam. Considerazioni sulla dottrina mistica di Al-Ḥusayn bin Mansūr Al-Ḥallāj» in Aa.Vv., Lumen fidei. L’intelligenza mistica, Pontificio Istituto di Spiritualità Teresianum, Edizioni OCD, Roma 2015, 139-160.
«Le nozze: idolo, icona e sacramento» in J. Kowal – M. Kovac, edd., Matrimonio efamiglia in una società multireligiosa e multiculturale, Gregorian Biblical Press, Roma 2012, 39-49.
«La comunità cristiana come luogo di crescita della fede»,  in F.Pilloni, ed., Amore che educa. Il compito spirituale degli sposi e dei genitori, Effata’ Editrice, Cantalupa 2011, 139-166.