Si racconta che un giovane si mise un giorno ad osservare da lontano la vita quotidiana di un eremita. Non passò tanto tempo prima che il ragazzo si trovasse a disagio a sopportare il silenzio assordante in cui versava la giornata del solitario, composta da una semplice e fedele alternanza di salmodia e lavoro manuale. Ciò che lo sbalordì più di tutto fu l’imperturbabile serenità orante che traboccava dal volto del santo e che accompagnava visibilmente la monotonia meccanica del lavoro manuale di intrecciare cesti. Era evidente che, anche allora, l’uomo di Dio pregava. La pazienza dell’osservatore si esaurì in fretta, spingendolo a chiedere udienza al monaco. Sedutosi dinanzi all’abba, gli confidò il suo segreto: “Sono un giovane alla ricerca di pace. Mi hanno consigliato di rivolgermi a voi per la vostra fama di santità e per la pace che tutti dicono di attingere dai brevi incontri con voi. Venuto qua, non ho voluto parlarvi, ma piuttosto osservare la vostra condotta con l’auspicio di ricavare da me stesso il segreto della vostra radiosa e contagiosa calma. Vi confesso che l’avervi osservato per due giorni mi ha piuttosto riempito di perplessità. La vostra vita è tanto semplice. Anzi, perdonate se ve lo dico senza filtri: è miseramente vuota per me! Nel chiedervi perdono, vi supplico di spiegarmi cosa trovate di così interessante in questo silenzio. Come riempite il vuoto dell’anima tutto il giorno?».
Quando il giovane ebbe finito di parlare, il monaco – che durante tutto questo tempo lo aveva guardato intento e, con grande dolcezza, aveva ascoltato la sua narrazione – lo prese per mano, senza dire una parola e lo portò al pozzo adiacente alla sua cella. Giunto lì, prese una manciata di sassi, la lanciò nel pozzo e poi disse al ragazzo: «Guarda qui, cosa vedi?». - «Vedo una serie di ondulazioni che si confondono e si muovono alimentandosi e bloccandosi a vicenda». Dopo una pausa, il monaco ripeté la domanda: «E ora, cosa vedi?». - «Vedo una serena volta d’acqua e intravedo il riflesso del mio volto». - «Guarda bene, cos’altro vedi?». Il giovane guardò più attentamente e rispose col pudore e la letizia della scoperta: «Vedo il riflesso della volta del cielo!».

Non è stato necessario dire altro.