È merito di Benedetto XVI l’aver sollevato un interesse popolare particolare verso la figura di Ildegarda di Bingen, conosciuta prima probabilmente solo in ambiti più specialistici. Tale interesse non è stato accresciuto soltanto per le due catechesi memorabili che il Pontefice le aveva dedicato durante le udienze generali del mercoledì (settembre 2010), ma soprattutto per la cosiddetta «canonizzazione equipollente» decisa da papa Ratzinger il 10 maggio 2012. Per lungo tempo considerata santa, adesso Hildegard von Bingen può essere riconosciuta e proclamata ufficialmente santa grazie alla decisione papale sancita già dalla legislazione di Urbano VIII.
Panenteismo
Dire Ildegarda è dire uno sguardo complessivo ed olistico sulla realtà. Uno sguardo che ai meno attenti potrebbe confondersi con panteismo, ma che in realtà è qualcosa di molto più sottile e profondo. È – per utilizzare la terminologia di Christian Krause, discepolo di Schelling – panenteismo, la sussistenza di tutto in Dio.
Panteismo, infatti, è l’errore di identificare il cosmo con Dio (il deus sive natura di Spinoza). Panenteismo è riconoscere che il cosmo non è Dio, ma che il cosmo non sussisterebbe senza Dio.
San Paolo la mette così: «In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). Non siamo Dio, ma non saremmo se non fossimo in lui. Paolo parafrasa un poeta ellenistico, Arato di Soli (III secolo a.C.) e molto probabilmente anche il Zeus del poeta Cleante.
Il panenteismo differisce sostanzialmente dal panteismo perché riconosce la dipendenza dell’universo da Dio senza confonderlo con Lui. È un’ottica tipicamente mistica che passa dal vedere le cose in rapporto a Dio al vederle in Dio.
Una chiave di lettura
Chi è mai venuto a contatto con gli scritti di Ildegarda sa che non è facile uscire con una facile sintesi o comprensione dei suoi contenuti. La conoscenza enciclopedia della santa – nata nell’estate del 1098 in Renania, a Bermershein, e morta dopo una vita piena di frutto come badessa il 17 settembre 1179 – trapela da tutte le sue pagine, e la non sistematicità dei suoi scritti confonde chi non è familiare con la sua visione olistica. Da qui il pregio dell’opera di Giordano Frosini, Ildegarda di Bingen. Una biografia teologica che oltre a presentare una biografia collocata teologicamente e contestualmente della santa, offre un fruibile riassunto della visione e dell’opera di Ildegarda suddiviso nei seguenti ambiti tematici: teologia trinitaria, cristologia, teologia della creazione, antropologia teologica, ecclesiologia ed escatologia.

Ildegarda di Bingen
Ildegarda di Bingen
Giordano Frosini

L’a. non si limita semplicemente a compilare i contributi della santa, ma svolge uno sforzo ulteriore di illustrazione della qualità e dell’attualità del contributo della “profetessa” al dibattito teologico.
A mo’ d’esempio, Frosini mostra che Ildegarda potrebbe essere considerata esente dalla denuncia di oblio della Trinità che Karl Rahner rivolge alla tradizione teologico-spirituale cristiana.
Scriveva Rahner che «i cristiani, nonostante la loro esatta professione della Trinità, siano quasi solo dei “monoteisti” nella pratica della loro vita religiosa. Si potrà rischiare l’affermazione che, se si dovesse sopprimere, come falsa, la dottrina della Trinità pur dopo un tale intervento gran parte della letteratura religiosa potrebbe rimanere quasi inalterata».

Tale rimprovero, annota l’a. non sembra colpire Ildegarda «per la quale Dio è semplicemente e sempre il Dio trinitario». Questo mostra la visionarietà della santa che, pur non vantando espliciti titoli teologici, mostrava un’evidente ricca cultura teologica e non solo.
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