Il tempo di quaresima è un tempo in cui l'Amato "ci conduce nel deserto e parla al nostro cuore" e "riordina in noi l'amore". 
Come dono quaresimale e come gesto d'amore, Il sito "theologhia" vuole regalare ai suoi lettori delle meditazioni sulla vita di Gesù tratte dal libro Un Dio umano. Primi passi nella fede cristiana per culminare con la riflessione sull'eucaristia, la morte di Gesù in Croce e la sua risurrezione.
I paragrafi verranno condivisi ogni sabato del tempo di Quaresima.
Tutte le meditazioni sono tratte dal quarto capitolo del libro, dedicato alla "vicenda" di Gesù soprattutto alla luce del Vangelo di Giovanni. 
In questa prima meditazione si contempla la chiamata dei primi discepoli (Gv 1,35-42). La Chiamata di Natanaele è così ricca che merita un'altra meditazione... sarà per la settimana prossima!
Un piccolo grande consiglio: non leggere queste meditazioni, ascoltale, pregale... Sono nate nella preghiera. Se ti può essere utile, ecco un semplice metodo: Trasformare la lettura in preghiera. E questo video

Grazie della Comunione! Buon Cammino!

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I due discepoli seguono subito Gesù, che si volge verso di loro e dice le sue prime parole del vangelo di Giovanni: «Che cercate?». È una domanda e ci riporta a quegli interrogativi di Dio nell’Antico Testamento che mettono l’uomo dinanzi alla propria verità. Sono domande-invito per sincerarsi, per inverarsi, per essere nella verità. Verso la fine dello stesso vangelo, troviamo un’altra domanda di Gesù rivolta a Maria Maddalena che lo vede ma non lo riconosce: «Chi cerchi?» (Gv 20,15).
Il cammino del vangelo è un cammino di approfondimento nel quale si passa da quel «qualcosa» che cerchi per acquietare la tua sete, verso l’incontro con il volto di Qualcuno che ti sorprende perché cercandolo scopri che è lui a venirti incontro per primo. Scopri che la ricerca è stata possibile perché ti trovi già in lui, nel suo amore che ti avvolge.
Se cominci la ricerca, hai già trovato il Signore in qualche modo perché il tuo desiderio di lui scaturisce da lui: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre» (Gv 6,44). Pascal lo intuisce e mette sulla bocca di Gesù queste parole: «Non mi cercheresti, se non mi avessi già trovato».
La risposta dei discepoli potrebbe sembrare strana: «Rabbì, dove dimori?». Eppure è in piena consonanza con la visione di Giovanni. Il verbo greco menein, ripetuto tre volte in due versetti, esprime la necessità vitale di fermarsi, di serbare nel cuore per un incontro fecondo.
Gesù dice: «Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore» (Gv 12,26). Il discepolato si radica nell’amicizia, nell’incontro approfondito. Non viene primariamente da un sapere che informa, ma da un incontro che trasforma, dal «serbare nel cuore» che trasfigura il sapere in sapore e sapienza.
La fede è un sacramento di amicizia che richiede il dimorare, la pazienza di «creare legami», di «addomesticare» e di lasciarsi addomesticare, per usare il lessico delle bellissime pagine sull’amicizia che Antoine de Saint-Exupéry racchiude nel suo Il piccolo principe. La vita spirituale segue la logica dell’amicizia, perché il Signore ci chiama ad essere suoi amici (cf. Gv 15,15). Raymond Brown afferma che
le parole di Gesù […] sono una domanda che egli rivolge a chiunque lo voglia seguire: “che cercate?”. Con ciò, Giovanni vuol dire molto di più di una banale domanda circa il motivo per cui camminano dietro di lui. Questa domanda concerne il bisogno fondamentale dell’uomo, che lo fa volgere a Dio, e la risposta dei discepoli può essere interpretata allo stesso livello teologico. L’uomo vuole stare (menein: dimorare, abitare) con Dio: egli cerca continuamente di sfuggire alla temporalità, al mutamento e alla morte, cercando di trovare qualcosa che sia duraturo.
Quell’incontro, quel dimorare non può essere un ripiego egoistico. Esso spalanca il cuore alla generosità e genera altri incontri. Andrea coinvolge Simone: «Abbiamo trovato il Messia». Simone diventa Pietro: una «roccia», un fondamento. Il giorno dopo è la volta di Filippo. Anche il suo incontro diventa motivo di sinapsi con un altro, Natanaele. È la natura delle cose belle: le abbiamo nella misura in cui le condividiamo. Abbiamo veramente ciò che doniamo. Giovanni Paolo II insegnava che la fede cresce nella misura in cui è comunicata.

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