Il volume Chiesa, dove va? Guardare alfuturo in prospettiva real-utopistica di Gisbert Greshake rivela un’analisi
profonda e provocatoria sullo stato attuale e futuro della Chiesa, in
particolare nei paesi di lingua tedesca e dell’Europa occidentale. In uno stile
diverso dai grandi trattati dogmatici a cui ci abituato, il teologo dogmatico
tedesco si lancia in una lettura snella, interdisciplinare integrando, oltre alla
lettura teologica, elementi di statistica ed analisi socio-culturale.
Il saggio, come chiarisce Greshake con un
tocco d’umore, non intende essere un «leggere il futuro nei fondi di caffè», né
una mera previsione del futuro o una “fantasticheria” utopica. L’intento è più
realistico e consiste in una riflessione sul presente della Chiesa, con l’obiettivo
di delineare una «nuova forma viva e credibile di Chiesa».
Nell’introdurre il testo, l’a. chiarisce il
senso della prospettiva «Real-Utopistica» che intende adottare. Questa non è
pura fantasia, bensì uno sguardo prospettico che si basa sulla realtà presente,
cercando di cogliere «tendenze concrete e anticipazioni di un futuro
possibile». Non si tratta quindi di “previsioni”, ma di una visione e di una
progettualità evangelica.
Greshake riflette in un primo luogo sulla
crisi attuale della Chiesa considerando ciò che egli chiama «la fine della
“Chiesa di Popolo” (Volkskirche)». In questo contesto, l’a. ricostruisce
l’era della Volkskirche, dove la maggior parte della popolazione
apparteneva alla Chiesa e questa era un fattore integrante della società. Ora,
questa realtà – almeno in Occidente – è giunta a capolinea. Questa forma
storica della Chiesa risale alla «svolta costantiniana». Il suo pregio era
quello di portare il Vangelo alle popolazioni dell’Impero Romano e nella sfera
pubblica. Ma il prezzo di questa diffusione è stato alto: «l’essere cristiani
non era più una decisione personale di fede». Si potrebbe dire che la
diffusione della cristianità non ha coinciso con la fioritura del
cristianesimo. Anzi, si è giunto, secondo l’analisi del nostro autore a una
clericalizzazione della Chiesa, alla netta distinzione tra clero e laici (i «duo
genera christianorum» del decreto di Graziano) e una forte
istituzionalizzazione che portò – secondo un’espressione forte dell’a. – a una «sacralizzazione
delle strutture secolari e […] una profanazione del sacro».
Senza pianto né rimpianto, i cristiani devono
abbracciare ciò che fu già predetto da Joseph Ratzinger e da Karl Rahner prima
di lui. Rahner, nel 1954, affermava che la Chiesa del futuro sarà «una chiesa
in diaspora» e che, dal punto di vista sociologico, deve assumere il carattere
della «setta» in contrasto con «la Chiesa di massa». Ratzinger, nel 1970, ha
una lettura profonda che merita di essere ripresa in extenso:
«[La chiesa] diventerà più piccola, dovrà
ricominciare tutto da capo. […] Oltre che perdere degli aderenti numericamente,
perderà anche molti dei suoi privilegi nella società. Si presenterà in modo
molto più accentuato di un tempo come la comunità della libera volontà, cui si
può accedere solo per il tramite di una decisione. Come piccola comunità
solleciterà molto più fortemente l’iniziativa dei suoi singoli membri. […] Sarà
una chiesa interiorizzata, che non mena vanto del suo mandato politico e non flirta
né con la sinistra né con la destra. Farà questo con fatica. Il processo
infatti della cristallizzazione e della chiarificazione le costerà anche talune
buone forze. La renderà povera, la farà diventare una chiesa dei piccoli […].
Ma dopo la prova di queste divisioni uscirà da una chiesa interiorizzata e
semplificata una grande forza. […] E loro [gli uomini] scopriranno allora la
piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo. Come una
speranza che li riguarda, come una risposta a domande che essi da sempre di
nascosto si sono poste»
Oltre all’analisi dello statuto della Chiesa,
Greshake analizza alcuni elementi costitutivi della società secolare e ormai
post-secolare e le conseguenti sfide.
Tra queste, vi è la pluralizzazione e l’ndividualizzazione.
Secondo le analisi di Charles Taylor, la modernità ha portato alla scoperta
della libertà e autonomia individuale, generando una società pluralistica dove
ognuno è chiamato a forgiare il proprio progetto di vita e la propria «verità».
Questo ha destabilizzato la dimensione religiosa, rendendo la fede una scelta
individuale e spesso instabile.
Quanto
alla secolarizzazione, il processo di allontanamento della vita umana dall’influenza
della fede è avanzato, riducendo il ruolo di Dio come spiegazione del mondo,
garante di valori e risposta alle contingenze umane. La fede diventa
privatizzata, e per molti, soprattutto i giovani, Dio è irrilevante.
Ma paradossalmente,
lo scenario riservava nuove sorprese e una rinascita della religiosità.
Nonostante la secolarizzazione, Greshake nota infatti che vi è, anche nelle
società secolari, un «ritorno della religione». Tuttavia, questa nuova
religiosità è spesso una «fede-patchwork», dove l’individuo sceglie
autonomamente ciò che «funziona» per lui. Questa religiosità è orientata all’esperienza
vissuta e spesso priva di un riferimento esplicito a un Dio personale.
In uno sguardo (auto)-critico alla fede
ecclesiastica, Greshake denuncia anche una concezione ristretta della fede.
L’a. critica una riduzione storica della fede biblica, che originariamente è un
«affidarsi incondizionato» a Dio basato sull’esperienza dell’amore divino, a un
mero «ritenere per veri» contenuti dottrinali (fides quae). Questa «scolarizzazione»
e «oggettivazione» della fede, unita a una ricezione quasi «magica» dei
sacramenti, ha celato il carattere di mistero e la dimensione «mistica» della fede.
Se le analisi finora espresse sembrano
spingere verso la disperazione, Greshake non è dello stesso parere. Senza
facilismi né automatismi, l’a. propone elementi di rinnovamento sotto l’egida
di «linee Fondamentali di una forma di chiesa futura».
Tra questi elementi, ricordiamo:
1-
La Chiesa
come sacramento (Communio e Missio): La Chiesa deve tornare ad essere «segno e
strumento dell’unione con Dio e tra gli uomini» (cf. LG 1). La sua communio
(comunione) deve tradursi in missio (missione), non con forme superate
di «propaganda», ma attraverso una «decisa vita di fede». Come ha detto Martin
Werlen, «la chiesa non deve evangelizzare, quanto piuttosto vivere la sua
missione».
2-
La Chiesa
come Piccola Minoranza: Come già detto sopra con Rahner e Ratzinger, la Chiesa
deve accettare la sua nuova realtà come piccolo gregge. Greshake afferma che la
Chiesa del futuro sarà una minoranza, formata da cristiani che, per libera
decisione, vivono consapevolmente il Vangelo. Questo passaggio da una posizione
di maggioranza (e potere) a una di minoranza è visto come una «sorta di morte
graduale» ma anche come un’opportunità per vivere il Vangelo in modo più
autentico e senza compromessi.
3-
Una Chiesa più «Spirituale»: Greshake auspica
uno smantellamento o una drastica riduzione del carattere di «gruppo
industriale» della Chiesa, con il suo enorme dispendio in istituzioni e opere.
Questo libererebbe energie per un rinnovato focus sulla «mistica della fede»:
la fede come esperienza personale di Dio e come unificazione con Lui, che si
traduce in un impegno radicale per il mondo e i poveri (cf. «la mistica degli
occhi aperti» di J.B. Metz). L’assistenza spirituale deve concentrarsi sulla
Parola e il sacramento, sulla carità, e non sull’attivismo o sull’efficienza
quantitativa.
4-
Una «Chiesa
dei Laici»: La clericalizzazione post-costantiniana ha creato un’enorme
differenza tra ministri e laici. Greshake ricorda che il Concilio Vaticano II
ha riaffermato il «sacerdozio comune di tutti i battezzati». Il ministero
sacramentale sacerdotale è al «servizio del sacerdozio comune» e ha la
specificità di essere un segno sacramentale che rimanda all’unico Signore della
Chiesa, Gesù Cristo, evidenziando la priorità assoluta della grazia. Il
sacerdozio ministeriale non deve essere vissuto come lo status casta. I
chierici devono diventare «collaboratori della gioia» (cf. 2 Cor 1,24) e
custodi del «fuoco del messaggio della venuta del Regno». Per Greshake, la
Chiesa del futuro sarà «de-clericalizzata» e una «chiesa dei laici».
In breve, questo testo di Gisbert Greshake
offre un appassionato invito a una profonda trasformazione della Chiesa. Lo
sguardo al futuro è fatto a partire da un’attenta auscultazione del presente e una
viva memoria del passato. Il tutto nella convinzione che «il cristianesimo è
appena iniziato».
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