Il nostro Dio è un Dio della storia e della carne. La sua parola, dabar, non è un flatus vocis, ma è un evento. Una parola che in definitiva diventa carne, persona, relazione, Gesù Cristo. I sacramenti sono – per dirla con sant’Agostino- la «parola visibile» di Dio. Sono complementari alla sacra Scrittura, culminando entrambi in Cristo. Un’altra espressione per dire i sacramenti in Agostino è «segno sacro» e che dice tre cose: un segno esteriore; che dona l’interiore grazia di Dio; perché voluto (istituito) da Cristo.
La parola “istituito” è messa tra parentesi per evitare un’associazione diretta tra le celebrazioni come si svolgono adesso e momenti celebrativi nella vita di Gesù. Sarebbe banale e ingenuo aspettarsi un rubricismo a cui gli autori sacri non pensavano e non potevano pensare. Va detto chiaramente che «nelle nostre celebrazioni sacramentali noi non facciamo dopo Pasqua quanto Gesù ha fatto prima di Pasqua. Piuttosto, grazie [alle celebrazioni sacramentali] ci facciamo coinvolgere (‘trapiantare’ dice Paolo) nel destino di Gesù, che con la sua vita, morte e risurrezione fonda e sostiene il nostro vivere da cristiani».


Già questo primo paragrafo manifesta il radicamento cristologico dei sacramenti. Gesù, infatti, è «il sacramento originario» (Ursakrament) e le sante celebrazioni della chiesa sono misteri, sacramenti, appunto, perché – come spiega il libro di Theodor Schneider e Martina Patenge, Settesante celebrazioni. Breve teologia dei sacramenti, edito dalla Queriniana – «ci uniscono a lui, il sacramento originario. Ci donano la vicinanza e la presenza di Gesù e, in esse, la vicinanza e la presenza dello stesso Dio invisibile».
Dato che la Chiesa è segno e strumento di questa vicinanza, essa è anche detta sacramento e per questo le «sette sante celebrazioni» non sono dissociabili dal vissuto della Chiesa-Sposa.
Giusto per completare il quadro fondante della realtà sacramentale, va sottolineato che tutti i sacramenti hanno in comune, oltre alla fondazione cristologica ed ecclesiale, la centralità della parola di Dio: «In tutte e sette le azioni sacramentali la ‘parola dell’annuncio’ (detta anche parola o formula di amministrazione) svolge un ruolo decisivo! Solo questa parola al centro della celebrazione ecclesiale, infatti, rende evidente ciò che sta accadendo: “Io ti battezzo… prendete e mangiate, questo è il mio corpo… io ti assolvo dai tuoi peccati… io accolgo te come mio sposo…”».

Il libro presenta i sette sacramenti all’interno di una ambientazione simbolica quotidiana configurandosi come uno strumento utile per le catechesi mistagogiche parrocchiali e diocesane in quanto affronta – guardando a ogni sacramento – alcune delle domande e delle obiezioni più salienti che si pongono comunemente quando si parla dei sacramenti. In modo particolare, il libro pone una particolare attenzione alla questione ecumenica.
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