Dopo una lunga attesa, il lettore italiano può avere tra le mani la traduzione di un’opera le cui parti ormai si attendono tra gli studiosi come si attendono i nuovi volumi di J.K. Rowling tra gli appassionati di Harry Potter.
Il quinto volume dell’opera di John P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico è dedicata, come specifica il sottotitolo ad epurare L’autenticità delle parabole di Gesù. Prima di indicare brevemente le conclusioni impopolari a cui giunge lo studioso, è necessario anticipare – come già fa Meier nell’Introduzione del volume – alcune premesse e costanti dello stile e della metodologia dei volumi di Un ebreo marginale.
Il primo volume dell’opera ha percorso la cornice storica generale della ricerca di Gesù. Il secondo volume ha considerato il contesto religioso di Gesù analizzando la figura del Battista, il messaggio escatologico di Gesù sul regno di Dio e la realizzazione della presenza del regno nel ministero di Gesù. Il terzo volume parte dal messaggio di Gesù allargando lo spettro alla considerazione dei suoi seguaci e dei suoi rivali. Il terzo volume si chiude con quattro “enigmi”: il rapporto di Gesù non la Legge, le parabole di Gesù, le autodesignazioni di Gesù e la morte di Gesù. Il quarto volume è stato dedicato ad analizzare il primo di questi enigmi, ossia il rapporto di Gesù con la Legge e il comandamento dell’amore. Il quinto volume che qui presentiamo considera il secondo di questi enigmi: le parabole di Gesù.


Tra i vari presupposti del metodo di Meier, c’è una convinzione costante ed è quella della distinzione tra il Gesù storico, ovvero la figura di Gesù che gli storici possono ricostruire a partire dalle fonti a disposizione, e il Gesù reale, Gesù in sé che rimane – come ogni persona e più di ogni altra persona – non totalmente riducibile a uno schizzo e non totalmente conducibile a una figura ricostruita. È fondamentale tenere a mente questo elemento prima di imbarcarsi nell’esplorazione dei volumi del Meier, soprattutto questo quinto volume che è di gran lunga il più iconoclasta e controcorrente dei suoi volumi. Meier non ha – e non può avere – la pretesa di affermare quali parabole sono state effettivamente dette da Gesù e quali no. Il suo margine di affermazione si limita, secondo le risorse a disposizione e la prospettiva assunta, ad affermare quali parabole possono vantare una verificabilità alla luce dei criteri di ricerca storica adottati. Questa puntualizzazione implica che la ricerca del Gesù storico non può e non deve determinare la cristologia. La cristologia deve fare uso dei risultati della Leben Jesu Forschung, ma non può in nessun modo essere ridotta a ripetere le ipotesi della ricerca sul Gesù storico.
Arrivando alle parabole, Meier avanza «sette tesi inattuali», come le definisce lui stesso.
La prima tesi prende atto del disaccordo sul numero di parabole nei vangeli che rivela a sua volta il disaccordo sulla definizione di parabola tra gli studiosi.
La seconda tesi afferma che il masal, la parabola sapienziale dell’Antico Testamento, non è la fonte o l’analogatum primario delle parabole più tipiche di Gesù.
La terza tesi osserva la diffusione dei racconti comparativi tra i profeti posteriori (o profeti scrittori).
La quarta tesi colloca il Gesù che racconta le parabole non nella tradizione sapienziale, ma in quella profetica delle Scritture ebraiche.
La quinta tesi si sofferma su alcuni luoghi comuni “illegittimi” nel descrivere le parabole di Gesù.
La sesta tesi critica l’ipotesi «altamente discutibile» dell’indipendenza e della presunta antichità delle parabole del vangelo copto di Tommaso.
La tesi finale di Meier è questa: «Relativamente poche parabole sinottiche possono essere attribuite al Gesù storico con un buon grado di probabilità».
L’analisi del Meier porta a conclusioni molto restrittive che tendono ad andare contro la tendenza comune tra gli studiosi di dare alle parabole «libertà di circolazione» senza sottoporle «alla stessa accurata e severa indagine e ai criteri di storicità perché ‘tutti sanno’ che per la maggior parte, se non tutte, le parabole provengono da Gesù». È questa pre-supposizione che Meier cerca di sottoporre a una severa decostruzione.

Premesso che per Meier, le parabole non sono semplicemente le similitudini o i paragoni, ma sono narrazioni autentiche, le «poche elette» parabole che riescono a superare la severa analisi di Meier sono solo quattro: il granello di senape, i fittavoli malvagi della vigna, il grande banchetto e la parabola dei talenti. 
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