«Bisogna guardare più a ciò che ci unisce che non a ciò che ci divide», se questa espressione e quest’invito di Giovanni XXIII si applica a tutti i cristiani, a maggior ragione esso si applica al rapporto tra cattolici e ortodossi. Le due grandi e antiche Chiese apostoliche condividono il credo niceno-costantinopolitano quale simbolo e riassunto della fede cristiana ereditata dagli apostoli. La differenza tra queste chiese non è sull'essenziale ma è altrove. Alcuni tratti di questo «altrove» viene presentato nel volume di Yannis Spiteris, dal titolo già esplicativo: Uniti dal credo. Divisi dalla teologia. La «diversità» bizantina.
Il testo in questione raccoglie le lezioni sulla teologia bizantina tenuti dall'autore a Roma nelle università pontificie. La riflessione di Spiteris parte da una presentazione generale delle caratteristiche della teologia bizantina evidenziando momenti cruciali quali i due concili falliti dell'unione (Lione e Firenze) che manifestano i tentativi di intesa non proprio riusciti tra le Chiese.
Attraversando l'opera di Spiteris si scopre quanto la teologia bizantina sia nazionalista fondata attorno alla nuova Roma punto Spiteris afferma riguardo all'ortodossia in generale che essa non era altro che la fedeltà ai Padri e ai Concili, ma si chiede allo stesso tempo: «i padri non erano soprattutto orientali? Ei concili non erano stati tutti tenuti in territori bizantini?». Per questo l'ortodossia viene considerata come fedeltà alle tradizioni nazionali, una fedeltà alla razza.
Quanto alle sue caratteristiche interne, la teologia bizantina è innanzitutto una teologia basata sull'autorità dei padri, una teologia fortemente polemica, una teologia che cerca di fare una sintesi tra speculazione ed esperienza e infine una teologia pluralista.



In seguito l'autore presenta una serie di medaglioni di teologi che manifestano la ricchezza e la complessità della teologia bizantina. Questa parte è seguita da un riassunto sul problema del Filioque. Si evince dalla presentazione di Spiteris che all’interno stesso dell’ortodossia vi è una ricezione variegata di questa problematica e del peso da attribuire ad essa nella separazione tra Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica.

Un altro capitolo interessante è quello dedicato al rapporto poco studiato del tomismo e la teologia bizantina. Il modo di fare teologia di Tommaso si presenta come nuovo per i bizantini perché rappresenta una decisa valorizzazione della filosofia e della ragione nel metodo teologico. Questo capitolo è fondamentale per capire il rifiuto bizantino del tomismo e della scolastica perché la sensibilità bizantina vi vedrà un'introduzione usurpatrice del razionalismo nel rapporto al Mistero. Non meno interessante e attuale, infine, è l'ultimo capitolo dedicato a Bisanzio medievale e il papato.
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