L'intera problematica teologica e missiologica dell’attualità si staglia sullo sfondo di una fenomenologia ambivalente circa l'accoglienza del cristianesimo stesso. Che “luogo” ha la fede cristiana nel marasma pressoché caotico e imprevedibile della post-modernità e del post-secolarismo?
Se da una parte il cristianesimo coinvolge nel suo orientamento religioso rispondente al bisogno di indicazioni, significati e riti che stemperino la fatica del quotidiano; dall'altra, esso appare vulnerabile nella sua autorevolezza culturale, ritenuta inadeguata all'elaborazione di un progetto di vita, ma anche non all'altezza dei mutamenti cognitivi e valoriali.
Ridotta all'osso, la questione è dove porre il cristianesimo? Nell'ambito sociale? Nell'ambito intimistico? O dove? In questo senso, - come si evince dall’ultimo libro di Carmelo Dotolo edito dalla Queriniana con il titolo Teologia e postcristianesimo. Un percorso interdisciplinare – parlare di postcristianesimo vuol dire prendere consapevolezza che la contemporaneità culturale e religiosa convochi e provochi il messaggio cristiano a porsi come visione differente della realtà capace di profezia riguardo ai processi socioculturali.
Il compito della teologia in un contesto del genere è mostrare la carica profetica e trasformativa di cui il cristianesimo è capace ancora oggi.
I poli della sfida sono tanti e vari. Essi spaziano dalla rivoluzione del social e del virtuale, passando per il post-umano del cyborg, giungendo alle sfide poste dal new atheism, raggiungendo anche le sponde di quello che appare come un recupero della sfera religiosa dove si osserva la nascita di una società post secolare è di un processo di secolarizzazione che si caratterizza per la scoperta e riscoperta delle credenze e pratiche religiose, anche se non sempre radicate in una appartenenza religiosa.



Riguardo a quest'ultimo punto, va notato lo stato in cui versa il mondo noto tradizionalmente come la christianitas e che soffre di un'acuta amnesia culturale. In questi ambiti, solitamente si guarda al cristianesimo con uno spettro che va dall'insignificanza, passando per la nostalgia e giungendo a considerare il cristianesimo come monumento importante e collante di un'identità orizzontale. Questa dimensione, direi socialista, della fede si scontra e contrasta una tendenza sempre più individualista e intimista del bisogno di credere. Il tutto si gioca in uno scenario crescente di pluralismo religioso e di diversificazione delle possibilità di esperienze religiose.
La sfida della teologia, in un panorama dinamico e in un mare aperto come quello in cui navighiamo, diventa quella di educare la risposta della fede rendendola possibile, non una volta per sempre, ma nel movimento affascinante e fragile della vita e nelle attese che trapelano dai processi culturali. Per Dotolo, è chiaro che è l'esperienza credente non avviene se non attraverso un'elaborazione che interagisca con i propri schemi mentali e con i bisogni vitali del soggetto, chiamato a rielaborare la propria identità.
In altri termini, secondo l’autore, la riflessione teologica è chiamata a una ricalibratura della sua capacità di interagire a livello culturale e religioso, riattivando processi di «acculturazione» dell'identità cristiana. Quest'ultimo aspetto implica l'impiego di un ingegno creativo e partecipativo cosciente della necessità di abitare un confine tra la cultura rappresentata dal Vangelo, e la cultura a cui il Vangelo si rivolge.
Vi è una specifica lettura teologica della realtà che va al di là delle secche di una ragione emancipata e di una fede autosufficiente. Il dialogo tra scienza e teologia potrebbe aiutare entrambi gli interlocutori ad una percezione critica e non totalitaria del proprio sapere.
L'autore, in breve, concepisce il compito teologico come un compito da svolgere in dialogo, un percorrere i cammini che possono offrire una differente ermeneutica della realtà, dell'esistenza, del mondo. Egli suggerisce, pertanto, una grande responsabilità che il linguaggio teologico riveste per realizzare una trasgressione interpretativa della comprensione della vita e del mondo.
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