Inizia la Quaresima. Tempo di digiuno, di distacco, di silenzio, di ascolto e di deserto. In questo estratto da Oltre la morte di Dio. La fede alla prova del dubbio (pp.46-49), meditiamo sul senso biblico ed esistenziale del deserto e del silenzio (di Dio).
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Non è solo l’assonanza tra le parole ebraiche parola (dabar) e deserto (midbar) a implicare una prossimità tra la Parola di Dio e il suo silenzio, a segnalare una parola di Dio che avviene nel silenzio. Non di rado, Dio ci conduce nel deserto per parlare al nostro cuore dopo che ci siamo prostituiti con troppi rumori e finti infiniti[1]. «Il deserto ti spoglia. Ti riduce all’essenziale. Ti priva del guardaroba. Ti toglie di dosso gli abiti che finora hai considerato come assoluti, e ti fa capire che la tua identità va ben oltre le livree dell’apparenza»[2].
La privazione, esperienza tipica del deserto, è una prova che ci rende provati. Ci rafforza e ci eleva fino all’altezza del nostro destino, ci fa scoprire le nostre sorgenti nascoste. E, se lo vogliamo, ci mette in contatto con l’Acqua viva che zampilla nel nostro cuore[3]. Il deserto ci porta alla scoperta delle nostre oasi. Il deserto è – per evocare un poema di Madeleine Delbrêl – un’incudine che forgia l’anima: «Ma il deserto ha detto: “Sono un oceano / che possiede la vita nelle sue onde di fiamme, / un’incudine rovente dove le anime si forgiano, / sono il libro aperto sul bordo del nulla”»[4].
L’esperienza biblica del silenzio di Dio ci trasmette una lezione che possiamo verificare nella nostra vita: nel suo silenzio, nel suo tacere, Dio parla.




A volte Dio tace proprio per risvegliarci all’ascolto della sua Parola, per guarire la nostra assuefatta sordità, per farci riscoprire la fame e la sete della sua Parola: «Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore Dio – in cui manderò la fame nel paese; non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare le parole del Signore. Allora andranno errando da un mare all’altro e vagheranno da settentrione a oriente, per cercare la parola del Signore, ma non la troveranno»[5].
A volte Dio tace per parlarci meglio. Chi ha figli sa che, a volte, qualche istante di silenzio è più eloquente di sermoni interminabili.
«Il Dio vivente non è solo un Dio che si manifesta, ma è anche un Dio “che si nasconde”»[6]. Questo suo nascondimento è un’espressiva manifestazione.
Il suo nascondimento non è per frustrare o scoraggiare la ricerca umana, bensì per suscitarla, per invitare l’uomo a entrare nel nascondiglio di Dio che è nel suo cuore, a entrare nel silenzio della sua cella interiore e, lì, leggere gli eventi e cogliere le parole del silenzio di Dio.
Il midbar, spazio vuoto, diventa grembo, spazio accogliente, diventa cassa di risonanza opportuna per l’eco della Parola. Il midbar, il deserto, diventa luogo in cui si purificano gli affetti, si riordina l’amore[7], si eliminano le distrazioni e si riscoprono le cose che valgono veramente.
La delusione a volte è l’unica cura per riacquisire la visione. Nella delusione dell’effimero si scopre l’essenziale. Traduce una grande verità di esperienza di fede questo verso di una canzone di Renato Zero: «In tutte le promesse disattese perdevo me e ritrovavo Dio».
Sono tanti nella Scrittura gli inviti a cogliere la fecondità del silenzio e la Presenza nell’assenza: «Nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore»[8]. Il silenzio di Dio è un’opportunità per esercitare la fede che si fida, per esercitare la speranza: «Sta’ in silenzio davanti al Signore e spera in lui»[9].
Tra le rovine e nella disperazione della diaspora, Geremia sa benissimo che Dio rimane l’unica speranza e ricorda che «è bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore»[10].
Dio dimora nel silenzio e il silenzio dell’uomo dinanzi a lui è consonanza e lode, è fede fiduciale, amore che attende, è parola ineffabile e affabile della creazione dinanzi al Creatore. «Per te il silenzio è lode, o Dio, in Sion, a te si sciolgono i voti»[11]. Il silenzio colmo d’amore è un eloquente votarsi a Dio.



[1] Cf. Os 2,16.
[2] A. Bello, Il vangelo del coraggio. Riflessioni sull’impegno cristiano nel servizio sociale e nella politica, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1996, 124.
[3] Cf. Gv 7,37-39.
[4] M. Delbrêl, La Route, Librairie Alphonse Lemerre, Paris 1927, 125-126 cit. in G. François – B. Pitaud, Madeleine Delbrêl. Biografia di una mistica tra poesia e impegno sociale, EDB, Bologna 2014, 60.
[5] Am 8,11-12.
[6] M. Buber, L’eclissi di Dio. Considerazioni sul rapporto tra religione e filosofia, Mondadori, Milano 1990, 71.
[7] Cf. Ct 1,4.
[8] Sal 4,5.
[9] Sal 37,7.
[10] Lam 3,26.
[11] Sal 65,2.


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