Se i grandi nomi della teologia evangelica della prima metà del novecento sono noti e tradotti in varie lingue (pensiamo a Karl Barth, Rudolf Bultmann, Wolfgang Panenberg, Eberhard Jüngel), non così è il caso per i teologi nati dopo il secondo conflitto mondiale.
Uno dei motivi per il successo dei primi è stato il loro impegno pubblico, sociale e divulgativo e la declinazione della teologia al genitivo (teologia politica, teologia della speranza, teologia del creato, teologia del postmoderno, ecc.).
Un altro motivo è legato al profilo accademico dei secondi, tra cui il teologo Ingolf U. Dalferth autore del volume Trascendenza e mondo secolare tradotto in italiano per i tipi della Queriniana. L’opera è la prima dell’autore in italiano e permette al lettore italiano un primo accesso a un’opera che costituisce un contributo alla rinascita della teologia naturale e il tentativo di rendere razionalmente coerente il teismo.
L’opera dell’autore manifesta una spiccata e densa concentrazione teologica e un profilo inequivocabilmente accademico volto a rilanciare il dibattito sulla ragionevolezza del teismo intrecciando le competenze dell’autore in ambito di filosofia della religione, teologia naturale, teologia fondamentale e teologia dogmatica.
La riflessione sulla rilevanza del religioso di Dalferth si inserisce nel quadro del «post-secolarismo» che prospetta una nuova possibilità di dialogo tra secolo e religione in quanto il distintivo del post-secolarismo è il superamento, appunto, del secolarismo contraddistinto per la sua pregiudiziale indifferenza e per il suo aprioristico rifiuto di ogni affermazione religiosa.
«L’epoca post-secolare – spiega Andrea Aguti – è il compimento della secolarizzazione nella sua forma non antagonistica verso la religione, quella appunta che genera indifferenza nei confronti dell’identità religiosa o meno». Ma questo non implica la pacifica e banale constatazione che siamo tornati improvvisamente religiosi.
L’analisi serrata di Dalferth mostra che non è il senso del secolare, del desacralizzare il mondo (opera fatta dal giudeo-cristianesimo) ad allontanare l’uomo dalla fede, ma la non scommessa totale per Dio, una scommessa integrale che coinvolge non solo la ragione, ma tutta la vita.
Il taglio accademico dell’opera forse la restringerà nell’ambito degli esperti in materia, ma gli ambiti che apre alla riflessione emetterà i suoi esploratori nella riflessione e nella discussione su temi cruciali riguardanti l’essenza della fede, il destino della religione e la portata della secolarizzazione e della post-secolarizzazione.
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