La lettera agli Efesini è nota ai più in riferimento al famoso testo del capitolo quinto letto durante i matrimoni. La lettera, secondo il parere di tanti studiosi, è ritenuta come pseudografa (l’ipotesi della pseudografia risale alla fine del XVIII secolo).
A questa lettera Giovanni Crisostomo dedica ventiquattro omelie che si aggiungono al suo ampio corpo esegetico delle lettere paoline. Facendo infatti parte della cosiddetta “scuola antiochena”, di tendenza letteralista, il Crisostomo si trovava a proprio agio a commentare le lettere paoline in quanto si prestavano meno a speculazioni allegoriste. I testi suscettibili di una lettura a più livelli erano più preferiti dalla scuola alessandrina.
Oltre alla tipologia del testo, si aggiunge per il Crisostomo il motivo affettivo della profonda stima e ammirazione che nutriva per Paolo, considerato come modello di vita e insuperabile predicatore e pastore.


Il volume, tradotto per i tipi della Città Nuova è curato da Domenico Ciarlo, e consta – oltre alla traduzione dal greco – di un’introduzione e di note esplicative. Nell’introdurre il testo, Ciarlo ricorda l’affermazione di Isidoro di Pelusio riguardo alla sintonia tra Paolo e Giovanni Crisostomo. Riferendosi alle Omelie sulla lettera ai Romani, Isidoro affermò che se Paolo avesse voluto interpretare in lingua attica i propri scritti, non l’avrebbe fatto se non con le parole del Crisostomo stesso.

Il rapporto tra l'uomo e la donna secondo il Crisostomo

Venendo al testo delle Omelie sulla lettera agli Efesini, il Crisostomo ha come primario intento l’esplicazione precisa ed esatta del testo paolino nel suo senso letterale, tanto ricco di parenesi volta all’edificazione dei fedeli.
Seguendo la metodologia patristica della Scriptura sui ipsius interpres il Crisostomo cerca in tutti i libri biblici versetti con cui confrontare la pericope paolina che sta commentando, per meglio farne emergere il vero significato. La sua profonda intimità con il testo sacro trapela dall’evidente abbondanza di citazioni scritturistiche.
Commentando ad esempio il testo di Efesini 5, il Crisostomo nota che «già dal principio Dio ha avuto molto a cuore quest’unione coniugale». Oltre alle esortazioni legate alle problematiche concrete del suo tempo, il Crisostomo offre una fenomenologia attualissima dell’amore e dell’unione uomo-donna: «[Dio] ha disposto il tutto dall’origine, unendo l’uomo e la donna in una cosa sola, come si fa con le pietre da costruzione. Non ha fatto la donna prendendo la sostanza dell’esterno, perché non stesse al fianco dell’uomo come un’estranea né ha limitato il matrimonio a quella prima coppia, perché l’uomo, rimanendo solo e senza compagna, non si isolasse dai suoi simili. E come le piante migliori sono quelle che hanno un unico fusto che si sviluppa in molti rami, mentre se ci sono solo polloni attorno alle radici, questi non producono nulla e anche se ha molte radici l’albero non è nulla di speciale, così anche in questo caso dal solo Adamo Dio ha fatto germogliare tutto il nostro genere, costringendoci necessariamente a non dividerci e a non separarci».
E su un testo tanto controverso a causa dell’unilateralità dell’interpretazione (mi riferisco alla “sottomissione” della donna evocata dal testo della lettera), nonostante la circostanza culturale del suo tempo, il Crisostomo riesce ad essere suggestivo. Scrive infatti: «Vuoi che tua moglie ti ubbidisca come la Chiesa ubbidisce a Cristo? Allora anche tu devi prenderti cura di lei come Cristo si prende cura della Chiesa. E se bisogna dare la vita per lei, se bisogna lasciarsi trucidare mille volte, se bisogna sopportare e patire di tutto, non tirarti indietro. E quando avrai patito questo, non avrai ancora fatto nulla in confronto a ciò che ha fatto Cristo, perché tu lo fai dopo che già ti sei unito a tua moglie, mentre egli lo ha fatto per colei che lo evitava e lo odiava. Come dunque egli, usando molta sollecitudine e senza ricorrere né a minacce né a insulti né al terrore né a qualcos’altro di simile, ricondusse ai suoi piedi colei che lo evita, lo odiava, gli sputava contro e faceva la sdegnosa, così devi comportarti anche tu verso tua moglie».
Il Crisostomo si fa inoltre profetico e critico verso il dominio patriarcale e maschilista invitando l’uditorio maschile a riflettere: «Quale matrimonio può esserci là dove la moglie tema innanzi al marito? Di quale gioia godrà il marito stesso, se convive con la moglie come se fosse una schiava e non una persona libera? Anche se ricevi qualche torto da lei, non maltrattarla, perché neanche Cristo l’ha fatto».

In breve, pur mantenendo – come è normale che sia – il suo radicamento nel suo tempo, e quindi pur risultando datato sotto certi aspetti, il testo del Crisostomo, oltre alla bellezza retorica che contraddistingue il suo autore, riesce ad essere suggestivo per il nostro tempo.

Omelie sulla Lettera agli Efesini
Omelie sulla Lettera agli Efesini
Giovanni Crisostomo (san)


Robert Cheaib
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