"Scrivere un libro - mi scriveva la cara Cristina Righi - è come prendere un aereo per una destinazione che non potresti raggiungere altrimenti e se questo libro è un’opera di Dio accadono fatti davvero sorprendenti".
Tra le cose stupende accadute a questa coppia è il fatto che una copia del loro "Noi" è volata al Santuario della Regina della Pace su Monte Scalambra. Lì, questa "Dio-incidenza" si è tradotta poco tempo dopo in una chiamata e in un invito. Racconta Cristina nel seguito del messaggio: "Una sera, per sola grazia di Dio, ricevemmo una telefonata da don Primo Martinuzzi che ci invitava nella diocesi di Palestrina, a Serrone, in provincia di Frosinone sul Monte Scalambra, a ricevere il Premio Internazionale della Pace, ispirato a San Paolo VI e alla Santa Madre Teresa di Calcutta.
In questo luogo (1422 s.l.m) è situato il Santuario Regina della Pace. Appena giunti a destinazione, insieme al nostro Noi, abbiamo compreso la bellezza di questa particolare chiamata in risposta al servizio dedicato a tante famiglie".
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Lascio anche voi con un estratto di questa bella testimonianza sul "Noi" di coppia che esiste nella misura in cui la coppia diventa una sola carne per unirsi allo Sposo e formare il "Noi" divinumano.
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Ciò che piano piano è accaduto nella nostra vita ha del miracoloso perché nulla è stato mai pensato prima se non il solo desiderio di essere quella che noi leggevamo nella scrittura, cioè la casa di Aquila e Priscilla. Volevamo essere una cosa simile, certamente, ma c’è sempre chi vede oltre e nell’oltre sa cogliere il tutto.
Ogni parola e ogni atto della nostra vita è stato sempre incorniciato dal non dimenticarci mai chi eravamo e chi siamo stati dopo e questo dava sempre nuova linfa alla nostra missione e su una cosa eravamo e siamo sempre sicurissimi: ciascuno, ma proprio ciascuno, in qualunque situazione si trovi, è destinato ad essere nella gioia. Questo è davvero possibile per tutti e la gioia, oltre che condivisa, deve essere annunciata ed offerta per poterla dispensare.
Questa è del resto una grande responsabilità e solo il coraggio della fede può spingerti a metter le tue mani nella vita degli altri. Quando chiesi al Signore che avrei lavorato per il suo Regno sapevo anche che non lo avrei fatto da sola e per fede ho sempre accolto l’invito all’accompagnamento perché comprendevo che la gratuità con cui mi si chiedeva di agire era il fondamento della raccolta dei frutti.
Il profeta Ezechiele lo aveva promesso…
lo pianterò sul monte alto d'Israele.
Metterà rami e farà frutti
e diventerà un cedro magnifico.
Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno,
ogni volatile all'ombra dei suoi rami riposerà.


Nel lasciare quel lavoro, il mio lavoro in banca, questo versetto si è realizzato e si realizza costantemente, metterà rami e farà frutti, secondo ciò che è necessario per il bene delle persone, lo stesso bene che noi per primi abbiamo ricevuto.
La nostra obbedienza alla chiamata del Signore era accompagnata sempre dalla concretezza e il nostro punto di riferimento era il Pastore che ci ha guidato fin dall’inizio e che, per tutta sapienza, ha saputo guardare oltre. Il nostro padre Vescovo.
Una domenica mattina, una come tante, mentre mi recavo in parrocchia a ritirare una delle figlie, che era stata alla cresima di una sua amica, ricevo la telefonata dei responsabili dell’Associazione Nazionale A.mar.lui che si complimentano con la nostra città perché, da pochissimi minuti, il Santo Padre (eccezionalmente all’Angelus) aveva nominato i nuovi Cardinali.
Mi dissero che tra questi c’era Gualtiero Bassetti, il nostro Vescovo, che appunto stava celebrando le cresime in quella parrocchia dove stavo recandomi.
A quel punto, in amicizia, mi spinsi verso la sagrestia dove il vescovo Bassetti era entrato “casualmente” da solo. Mi avvicinai e gli dissi: «complimenti e auguri eccellenza, ora dovremo chiamarla eminenza»!!
Rimasi stupita quando lui stesso, incredulo, rimase perplesso, non capiva e non credeva. Io invece pensavo
fosse normale che sapesse perfettamente che il Papa lo avesse nominato in tal modo.
Insomma, per farla breve, cito volentieri questo episodio perché, nella storia Diocesana e oltre è rimasto un fatto famoso. Io sono stata la prima persona ad annunciare il cardinalato al vescovo Bassetti e questo è accaduto per il tramite dei nostri Beati, avendomi dato la notizia i responsabili dell’Associazione. Da quel momento il Cardinale non si è mai dimenticato di questo accaduto tanto che, non solo lo ha scritto nei vari articoli di giornale ma lo ha raccontato e lo racconta a tutti, persino al Santo Padre, di una donna, una sua collaboratrice (come dice lui) che gli dette la notizia e lui non la credeva. Papa Francesco infatti, simpaticamente, rispose paragonando questo accaduto a quello delle donne che dettero l’annuncio del Signore risorto e della poca fede dei discepoli nel dar retta a questa notizia.
Questo episodio, insieme a tutte le volte in cui il cardinale si è dimostrato disponibilissimo ad accogliere «profeticamente» la nostra realtà, ha creato un legame pastorale-affettivo così profondo e spirituale da generare quel miracolo con cui abbiamo iniziato questo discorso.
Infatti, anche la nostra casa-chiesa domestica, come le parrocchie, ha ricevuto le visite pastorali affinché il Vescovo benedicesse sempre la missione affidataci e, nel diventare sempre più intenso il flusso di persone e famiglie attorno a noi pensammo di rendere onore al Signore con un piccolo luogo, più appropriato rispetto al DIVANO VERDE, dove raccogliersi nei colloqui personali.
Ricordiamo che, qualche pagina indietro, raccontavamo come fosse più ameno e familiare, oltre che voluto dal Signore, far venire le persone in casa piuttosto che in luoghi diversi più freddi e «ambulatoriali».
Più volte avemmo colloqui di riferimento sulla nostra attività con il pastore Cardinal Bassetti e, ad un certo punto, dovendo anche mettere per iscritto ciò che già era verbalmente più che consolidato, lo stesso Cardinale ci consentì di mettere in opera quella particolare stanza per l’accompagnamento. Ciò si tradusse poi in un vero e proprio ulteriore miracolo per la nostra famiglia!
Ci fu concesso addirittura di creare una piccola cappellina Domestica ove poter custodire Gesù Eucaristia. Proprio Lui, proprio il Santissimo Sacramento. Esattamente GESÙ a casa nostra, cioè l’ospite per eccellenza. Quando questa cosa ci fu detta stentavamo a credere che potesse essere, soprattutto stupiti che, essendo questa cappellina concessa in quanto legata all’Associazione AMARLUI, riproponevamo la stessa situazione e realtà della famiglia Beltrame Quattrocchi.
Ecco qual era la sede e come l’aveva pensata il Signore!
Anche noi, come loro, avremmo avuto Gesù presente a casa.
Questo è accaduto, come piena realtà di chiesa locale, nonché universale, perché nulla è nostro ma appartiene alla materna custodia ecclesiale. Questo naturalmente non differenzia il fatto che ogni famiglia cristiana è già una piccola chiesa, in quanto la presenza di Gesù, vivo e vero, esiste nel sacramento del matrimonio, anzi, questo ci fa comprendere quanto sia sacra la nuzialità e la genitorialità. Certamente avere in più presente un Ospite del genere fa nascere una profonda responsabilità e un’ ulteriore chiamata a chiedersi: «in base a ciò che ci hai fatto essere, cosa vuoi Signore che facciamo?».
Bene, con un Alleato così non poteva che scattare qualcosa di infinitamente altro e straordinariamente forte, considerando il “dialogo” nel cielo con i nostri Santi e Beati!
Intanto, già da prima, avevamo in mente, come avvenne quando ci inventammo il percorso ai fidanzati, di organizzare un bel cammino per le famiglie. Del resto questo era il mandato affidatoci da Enrichetta, questo era il riconoscimento avuto dal nostro padre Vescovo, questo era il nostro desiderio e mai, possiamo proprio dirlo, ci siamo etichettati come coloro che si offrono per essere i catechisti delle coppie, ma solo ed esclusivamente il Signore, ci piace ripeterlo, ci ha consegnato nelle mani il servizio.
Per tutte queste ragioni era arrivato il momento di avviare un percorso per le coppie e come Associazione, riconosciuta in tal senso, potevamo tranquillamente muoverci, anche se da soli, piccoli e poveri, ma potevamo agire e creare.







Robert Cheaib
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