La Luce scrive - Elettra Ferrigno

Solitamente i libri si leggono, ma quelli geniali si vedono. Sono libri che ti creano dinanzi scenari o di una bellezza che descrivono o di una bellezza che prescrivono. I secondi ti parlano di te, di quello che sei chiamato a diventare e ad essere. Ti parlano del tuo “destino”, inteso come tua Destinazione, chiamata, elezione.
Tra questi ultimi, poi, ci sono libri da vedere. Sono libri che si possono leggere, soltanto se si è disposti a imparare a vedere. Libri che, se non sei attrezzato con un occhio luminoso o, almeno, se non hai un occhio sensibile alla Luce, forse non li noti. Non per un difetto del libro, ma del lettore.
Il lettore non “iniziato” lo possiamo paragonare alla civetta, la quale – come diceva san Tommaso citando Aristotele – non vede il Sole non per un difetto del sole, ma per il limite della sua capacità visiva.
Dinanzi a tali libri, le soluzioni sono due: o perderli, o rendersi adeguati per guadagnare la luce che emanano.



Un titolo come quello del libro di Elettra Ferrigno e fra Emiliano Antenucci inizia con una promessa non da poco: Scrivere la luce. Viene il dubbio che sia il titolo azzeccato per un contenuto-zecca… Ma sfogliando le pagine del testo, si è obbligati a ricredersi. Non perché si avanza nel testo con la velocità e la voracità di lettura di un giallo-thriller ben cucito e ben riuscito. No, niente di tutto ciò. Il libro ti obbliga a un passo lento. Ti invita a quello che Pavel Evdokimov, parlando delle icone, chiamava «il digiuno dei sensi». Sì, alla bellezza, soprattutto presentata con le immagini di Ferrigno, più propensa al “macro”, non bisogna avvicinarsi con violenta e violante pretesa, ma con accogliente attesa.
Ferrigno ti accompagna per dirti che anche nella forma della pasta puoi vedere bellezza, cibo per l’anima e non solo per il ventre. E un filo trovato per terra, può avere una forma che ti sofferma e ti richiama a trasformarti.

Scrivere la luce
Scrivere la luce
Elettra Ferrigno

Certo, potresti dire… io vedo solo casuali dettagli. Ed è qui, appunto, la scommessa di imparare a vedere la luce e di scrivere la luce.
Si è, in altre parole, chiamati alla contemplazione. Ogni fotografia di Ferrigno è corredata da una frase, spesso spirituale, a volte spiritosa, e sulla pagina accanto una risonanza scritta dalla voce maschile e meditativa di Antenucci.

E così, ogni pagina invita a sostare, a elevare il cuore, a imparare a vedere e a contemplare, a scoprire il tempio che ci circonda e che vuole far risuonare dentro di noi, con i suoi vari riflessi di luce, la Luce. Vuole, anzi, spera di scrivere in noi la Luce.



Robert Cheaib
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