Tra qualche giorno inizia ottobre, Mese Missionario Straordinario indetto da Papa Francesco dal tema “Battezzati ed inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”. Ed è proprio da un passo del messaggio scritto dal Santo Padre che vorrei partire:

“È un mandato che ci tocca da vicino: io sono sempre una missione; tu sei sempre una missione; ogni battezzata e battezzato è una missione. Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita. Nessuno è inutile e insignificante per l’amore di Dio. Ciascuno di noi è una missione nel mondo perché frutto dell’amore di Dio.”

Ognuno di noi è stato creato per la “sua” missione. Ad ognuno è affidato il proprio mandato, inviati speciali per una precisa e determinata funzione. Nessuno al mondo avrà la mia stessa missione, nessuno la tua, perché nessuno è me a parte me, e nessuno è te a parte te: questo ci rende unici agli occhi di Dio!
Ma qual è la mia missione? Dove mi porterà? A chi mi condurrà? Sono interrogativi leciti, perché quando pensiamo alle missioni ci viene spontaneo pensare ai Paesi in difficoltà, a luoghi sconosciuti ed emarginati, a viaggi di migliaia di chilometri da casa. Ma c’è un avverbio di tempo che ci richiama all’ordine e che Papa Francesco ripete più volte: “sempre”.
Ed ecco, se siamo sempre missionari significa che la nostra missione non è un contratto a tempo determinato e nemmeno part-time. Tutt’altro. È il tempo della nostra stessa vita dal giorno del Battesimo. La missione è tutti i giorni, è in tutti i luoghi che frequentiamo e verso coloro che incontriamo.


Ammettiamolo pure: missione difficilissima! Letta così sembra piuttosto una sfida da combattere, ma noi non possiamo essere i missionari dell’eccezione, sarebbe troppo facile. Noi siamo chiamati a essere, prima di tutto, i missionari della nostra casa, della nostra famiglia, della nostra comunità, dei nostri amici. Forse è più semplice annunciare a chi non si conosce, a chi non ci conosce, perché in quel caso operiamo più con le parole che con la nostra vita quotidiana, ma è ancora più bello riuscire a portare Gesù tra coloro che ci circondano, persone che condividono la nostra quotidianità, che conoscono i nostri punti deboli e i difetti, perché noi siamo stati inviati prima di tutto per loro.

Se vuoi essere più vicino a Dio stai più vicino alle persone.
(Khalil Gibran)

Ed oggi, alla vigilia della festa liturgica degli Arcangeli, viene proprio in mente la storia di Tobia e Sara. Tobia, sin dall’infanzia, ha respirato in famiglia aria di missione, sia verso i più poveri che verso la famiglia stessa. I suoi genitori sono stati esemplari in questo. E lui stesso diventa missionario per la sua famiglia. Si mette in viaggio, simbolo di crescita personale. Non è un fuggire dalla sua famiglia che è nella sofferenza, non un recidere le sue radici, ma un cercare la linfa vitale che darà vigore all’albero della sua vita. E in questa missione che sarà salvifica non solo per lui ma per tutta la sua famiglia, c’è una presenza amica, che è lì accanto a lui, non lo abbandona nemmeno davanti al fiume della difficoltà: l’Arcangelo Raffaele. Una presenza che si rivelerà solo successivamente, proprio come Gesù con i discepoli di Emmaus.
Una mano sulla spalla e la missione sembra più fattibile. Il mandato verso i più lontani non può non partire dalle mete più vicine.

Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però, non trattenerti mai!
(Madre Teresa di Calcutta)

Maria Marzolla
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