Dalle letture possiamo tirare fuori due archetipi di persone religiose.
La prima ci presenta gli spirituali-carnali; La [fine del] vangelo denuncia gli spirituali-effimeri.
Paolo denuncia chi pensa di conquistare il cielo con un taglietto nella carne; Gesù rimpiange la poca concretezza e scaltrezza dei figli della luce.
I primi sono parricidi, vivono fissati sulle opere voltando le spalle al Padre; i secondi sono parassiti, vanificano la figliolanza non facendone le opere.
La virtuosa via media è quella degli spirituali incarnati.
Da un lato, sono persone che riconoscono il primato della Grazia e non vivono la logica del merito, ma dell’essere «conquistati da Cristo». Sanno che la grazia delle Grazie è dimenticarsi, diventare dono e vivere d’Amore.
D’altro lato, sono persone che riconoscono che la natura è essa stessa grazia. Per questo investono lo spirituale nella storia, in una «mistica degli occhi aperti».
La persona spirituale vera è una persona incarnata che imita Gesù, vero Dio e vero uomo. È Lui la «casa di Dio» verso la quale guardiamo, cantiamo e ci incamminiamo con gioia. È Lui la pienezza dell’umanità, via e meta della nostra «vita in abbondanza».

Un detto va così: «Aiutati ti aiuta il cielo». La Parola ci dice: «Il Cielo ti aiuta, datti da fare». 


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