Da Barabba a Gesù. Storia di Pietro Sarubbi, l'uomo che ha incontrato la fede recitando la parte di Barabba nel film di Mel Gibson "La Passione"





Disarcionato sulla “via di Cinecittà”. Testimonianza vivente del fatto che l’incontro con il Signore, quell’incontro che “folgora”, per utilizzare un’espressione divenuta proverbiale, può avvenire in qualunque luogo e in qualunque istante della vita di un uomo. Per l’attore milanese Pietro Sarubbi quell’incontro è avvenuto a 42 anni, sul set cinematografico, mentre stava svolgendo il suo lavoro.

È arrivato dopo un lungo girovagare, fisico ed esistenziale, che aveva non risolto ma anzi esacerbato quell’inquietudine che accompagna Pietro Sarubbi sin dalla più tenera età. Un “ragazzo terribile”, come si definisce lui stesso riavvolgendo il nastro della memoria, che scappa da casa per unirsi ad una compagnia circense.

Modesto trampolino di lancio in una carriera costellata di successi. Comincia in tv con la famosa trasmissione Portobello. Poi inizia a fare il pendolare tra le due sponde dell’Oceano, tra Hollywood e Cinecittà, collezionando riconoscimenti e parti in film prestigiosi. Soldi, successo, fama: tutto ciò che si crede sia necessario per sentirsi gratificati, appartiene a Pietro Sarubbi.

Tuttavia, manca quell’ingrediente capace davvero di riempire il cuore. “Sembra strano - sospira Sarubbi in un’intervista alla Rai -, se fai l’attore, se hai successo, cosa può mancarti? Invece manca tantissimo, e questo vuoto era evidente e provocava per me una rabbia fortissima. Avevo un pessimo carattere, litigavo con i colleghi. Non ero un modello di moralità cui fare riferimento”.

Un’inquietudine che gonfia nel cuore il desiderio di trovare un senso. Così, Pietro Sarubbi prova a fuggire dal caos dello star system riparando nella lontana Cina, per entrare nel monastero buddista di Shaolin. L’iniziazione alle arti marziali, il trasferimento in Tibet e in India, le tecniche di meditazione all’insegna del silenzio assoluto. Tutte fatiche inutili, l’angoscia esistenziale di quell’attore occidentale affascinato dal mito esotico continua, incrollabile, a gravargli nel profondo.

Intanto, prosegue la sua carriera cinematografica. Nel 2001 Pietro Sarubbi ne è al culmine. Un ruolo nel film sulla Seconda Guerra Mondiale Il mandolino del capitano Corelli sembra avergli definitivamente spalancato le porte di Hollywood. Eppure, la “nota” che riesca a suonare nel cuore inquieto di Sarubbi non è quella del “capitano Corelli”.

La preannuncia, nel 2003, il suono di un telefono. È quello personale di Pietro Sarubbi. Risponde e, inaspettata, trova dall’altra parte della cornetta la voce di Mel Gibson. L’attore e regista statunitense lo vuole nel cast di The Passion, una pellicola sulla Passione di Gesù. Guascone, ambizioso, forse anche un po’ irriconoscente, Sarubbi si propone subito per il ruolo di Pietro. Ma la risposta di Mel Gibson, determinata e tagliente, smorza gli entusiasmi: “No, tu sei Barabba. Vedi, tu sei un uomo abbrutito dal carcere, dalle torture dei romani, un cane feroce, un pitbull, ma dentro ha un cuore d’oro. Solo Cristo, però, se n’è accorto”.

Pietro Sarubbi non riesce a nascondere la delusione, trova degradante che un attore famoso come lui svolga una parte pressoché “muta” e marginale. La carica e il trasporto di Mel Gibson riescono però a contagiarlo, Sarubbi si convince e accetta quella proposta che gli cambierà la vita.

È sul set che succede qualcosa di inopinato. Sarà per l’attenzione che Mel Gibson dedica ai dettagli, sarà per la sua precisione maniacale nel raccontare i fatti in modo aderente al Vangelo, sarà per l’atmosfera coinvolgente che si crea sul palcoscenico. Sta di fatto che Sarubbi inizia a sentire qualcosa che lo tocca in profondità.

La sua sensazione è solo il preludio di quello che accade quando il suo sguardo si incrocia con quello di Jim Caviezel, l’attore che interpreta Gesù. “Guardandomi - racconta Sarubbi - i suoi occhi non avevano odio o risentimento, ma solo misericordia e amore”. Uno sguardo che penetra, e scava una fessura per iniziare a riempire il cuore. Era soltanto “lo sguardo di un altro uomo, di un attore. Ma dentro questo sguardo umano, c’era Dio”, spiega ancora Pietro Sarubbi.

Da quel momento la vita dell’attore italiano inizia a cambiare. Il desiderio di “approfondire quello sguardo” è l’inizio di un cammino di conversione, accompagnato dal supporto spirituale di un sacerdote, don Gabriele, che gli fa capire che tutte quelle domande che aveva serbato nella sua vita avevano le risposte nel Vangelo.

Pietro Sarubbi chiama “emergenza dell’Eucaristia” quel desiderio viscerale che lo accompagna durante la conversione; desiderio di poter prendere la Comunione. È così che, dopo aver ricevuto la cresima, Sarubbi ha sposato la donna con cui da anni viveva. Ha fatto poi battezzare i suoi tre figli, e altri due sono nati dopo il matrimonio.

Oltre agli innumerevoli incontri tra parrocchie e centri giovanili, ha dedicato due libri alla sua personale storia di fede: La passione di Barabba (Piemme, 2006) e Da Barabba a Gesù (Itaca, 2011). Se gli si chiede cosa sia cambiato nella sua vita, Pietro Sarubbi risponde: “Oggi i miei figli hanno un papà più felice”. Di quella felicità che, forse, avrà accarezzato anche il cuore del vero Barabba: il primo uomo salvato da Gesù.

(18 Aprile 2014) © Innovative Media Inc.


Link articolo originale: Da Barabba a Gesù

Robert Cheaib