«Miracoli di questo tipo presuppongono sempre, nel testimone di Gesù, non soltanto che egli presti attenzione alla realtà che lo circonda, ma soprattutto che non perda mai il contatto con l’esperienza che si vive nell’intimo della sua persona. Se è vero che egli non può estraniarsi dal mondo, non deve a maggior ragione essere estraneo a Dio. Rimane incessantemente in ascolto del proprio cuore per restare, anche nel vivo dell’azione, in comunione con i disegni dello Spirito, tramite i quali quest’ultimo si occupa altrettanto attivamente di lui. Ignazio di Loyola dice di un tale collaboratore dello Spirito che egli è “contemplativus in actione”, il che significa che rimane senza sosta in contatto con la sorgente divina presente nel suo cuore.
D’altronde questo trapela all’esterno. La modalità e il ritmo delle sue attività sono pacificati e profondamente distesi, anche se per un altro verso egli è capace di svolgere una montagna di lavoro. Ma non ha mai l’aria indaffarata. Respira la distensione e irradia la pace. Lo Spirito santo non affatica, non deprime nessuno. È pieno di discrezione. Libera e conferisce efficacia. Crea la gioia. Si lascia scorgere in tutti gli eventi: “Tutto ciò che accade è adorabile”, diceva Léon Bloy»

Andé Louf