In quel
tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si
avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli
rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il
mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del
Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del
mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la
si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo
manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali
e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente,
dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole
nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Ger
14,17-22 Sal 78 Mt 13,36-43
Questa
parabola è tante volte un fatto molto tangibile e personale. Il nostro cuore è
un campo in cui noi stessi seminiamo le nostre contraddittorie attrazioni verso
l'armonia della bellezza o verso un'esistenza frammentaria che a primo acchito
ci sembra diversificata e divertente, ma che in realtà è solo un'esistenza a
pezzi. In questi momenti la sofferenza può diventare disperazione o può
trasformarsi, anzi, trasformarci in preghiera: Signore, salvami dalla mia
zizzania. Salvami dalla mia sterilità, salvami da me stesso.