In quel
tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si
prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose:
«Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua
sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete.
Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli
disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia
sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha
preparato».
Gli altri
dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé
e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i
capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra
voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro
schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per
servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
2Cor
4,7-15 Sal 125 Mt 20,20-28
Per
assicurarsi di stare alla destra di Gesù c’è un trucco: scegliere l’ultimo
posto. Lì si trova Gesù a lavare i piedi agli ultimi, a dar ascolto – anzi, a
darsi nell’ascolto – a chi non conta agli occhi del mondo. È difficile questo
genere di “gloria”, ma è l’unico sostanzioso e duraturo. Tutte le altre glorie
sono dipendenze e schiavismi in un’umiliante dialettica hegeliana.