In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi
di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe
e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi
discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non
avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame?
Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né
ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto
nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e
tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del
tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non
sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio
dell’uomo è signore del sabato».
Es 11,10-12,14 Sal 115
Mt 12,1-8
In Cristo, Dio è divenuto la
misura dell’umano, ma allo stesso tempo l’umanità, la vera umanità, è divenuta
la bussola che orienta verso Dio. Un comando che opprime ciò che c’è di
autenticamente umano nell’uomo non può essere da Dio. Il sabato è fatto per
liberare l’uomo, per fargli scoprire che il mondo – anche il proprio mondo – va
avanti senza di lui. Il sabato è fatto per liberarlo dall’illusione che il
piccolo passero può, con le sue zampe alzate in aria, sostenere il cielo. Il
sabato è un comando di liberazione. Farne una schiavitù è svuotarlo. Il vero
sabato è avere le viscere di Dio, perché solo chi ama, chi è capace di
interessarsi di un altro e commuoversi per e verso di lui è libero, libero da
se stesso, libero per amare.