In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il
buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è
pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona
le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e
non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie
pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do
la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo
recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno
un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per
poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il
potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho
ricevuto dal Padre mio».
At 4,8-12 Sal
117 1Gv 3,1-2 Gv 10,11-18
«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie
pecore conoscono me». Il criterio di discernimento della voce e dei tratti
dell’Amato è l’epifania della bellezza. Dove Lui è, lì c’è vera bellezza. La bellezza che traspare dal «Pastore Bello»
[in greco è: ‘o poimèn ‘o kalòs] non è una bellezza estetica
evanescente, ma è la bellezza dell’amabilità che dona se stessa nella verità e
nella bontà. «Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi
riprenderla di nuovo». Il Vangelo ci dice che la trasfigurazione dell’uomo
nell’Amore non è solo una cosa bella, ma che è l’unico modo per com-prendere la
Risurrezione: per essere capienti e capaci di risorgere!