In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
Gen 2,18-25   Sal 127   Mc 7,24-30

Il Signore ha un debole per l’umiltà. Ne è prova questo vangelo che sembra far cambiare i programmi di Gesù. Apparentemente voleva rimanere nascosto. Apparentemente voleva creare una separazione tra figli e cagnolini. Realmente – e lo insegna lui – non si accende una lampada per metterla sotto il moggio. Realmente – lo insegna sempre lui – il suo Pane è dato per tutti e per la vita di tutti. Il vangelo di oggi ci insegna che l’accesso al cuore di Dio non è rilegato all’appartenenza a una razza, ma alla qualità della nostra fiducia e speranza in lui, una speranza che a volte è contro ogni speranza. Seduciamo Dio con la nostra umiltà e – perché no – con il nostro umore che imita il suo. È difficile d’altronde comprendere la botta e risposta tra Gesù e la donna siro-fenicia senza un sorriso di compiacimento sul volto di entrambi. La grandezza di quella donna è stata quella di cogliere dietro la maschera di duro umore il tenero amore di Cristo e ha esorcizzato così i suoi demoni.