Facendo gli auguri a in santo sacerdote che conosciamo per un riconoscimento importante che ha ricevuto, ci ha risposto: «Voi sapete le cose che hanno valore agli occhi di Dio e quelle che non contano». Penso che questa semplice ma sincera risposta sia una pista per comprendere il vangelo di oggi, soprattutto per capire quando Gesù dice: «Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli». La nostra gioia non deve essere nel nostro operato. Nemmeno nelle nostre fortune (nel doppio senso del termine). La nostra gioia deve essere nel fatto di essere amati dal Signore e, imparando la lezione di Teresa di Lisieux, nell'amarlo, nel permettere al suo amore di riechegggiare in noi. Per questo è importante che, dopo aver fatto cose per lui, ci ritiriamo per stare con lui, per gustare la relazione e non la funzione, l'incontro e non il rendiconto.
#pregolaParola
(Lc 10,17-24)
I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli». In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono».
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