I temi trattati in questo breve passo del vangelo sembrano messi lì a caso e sembrano non essere connessi: prima si parla dell'ipocrisia, poi chi veramente bisogna temere e poi della cura paterna di Dio. Se guardiamo bene il passo, invece, troviamo una grande e profonda connessione. L'ipocrisia è avere una doppia faccia. E si ha una doppia faccia quando non si è sicuri di essere amabili e amati per quello che si è. Si ha due facce quando non si riconosce che Dio scruta il nostro cuore e conosce il nostro vero volto. Per questo siamo chiamati a temere Dio. Ma questo timore non è né paura né fobia, ma un senso profondo della cura paterna si Dio per il quale noi valiamo più di tanti passeri, noi valiamo il dono stesso del Figlio amato.
#pregolaParola
(Lc 12,1-7)
Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
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