L'analogia del vestito e del vino vecchio e del vestito e del vino nuovo evoca un'altra analogia, usata da San Paolo, quella dell'uomo vecchio e dell'uomo nuovo. Le analogie si arricchiscono a vicenda. Dall'analogia del vestito, impariamo che la vita spirituale non è opera di découpage, di tagliar cuci cosmetico ed esteriore, ma è un'opera di cambiamento interiore. È la visione che deve cambiare e non ciò che si vede. È il cuore che deve cambiare e non l'abito. Dall'analogia del vino, impariamo un fatto capitale à cui bisogna prestare molta attenzione. Ascoltiamo Gesù: «Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!». C'è una certa attrattiva dell'uomo vecchio che ostacola il far spazio a Cristo, uomo nuovo che fa nuove tutte le cose. Chiediamo allora di essere rinnovati interiormente e di rivestire Cristo kuono nuovo. Chiediamo di essere condotti con lui nella «stanza del re» per ricordare le sue tenerezze inebrianti più del vino.
#pregolaParola (Lc 5,33-39)
Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!». Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».
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