Abbiamo trascorso un’estate insieme, all’insegna del gusto, della bellezza dell’essere coppia nonostante il nostro essere diversi, dei momenti critici che apparentemente ci fanno sentire piccoli e deboli, ma che in realtà ci rafforzano, ci spingono al dialogo, ci aiutano a superare il confine dell’io e del tu per approdare sul terreno comune del noi, della nostra coppia, quella terra benedetta da Dio, nella quale portare molto frutto. Nel cuore di Dio siamo proprio noi il terreno fertile della parabola del seminatore, noi coppia creatrice e collaboratrice del Creatore. Ebbene, dopo un’estate alla scoperta di noi, è giunto il momento di rilassarci, il dopo cena, quando la tavola è sparecchiata, resta solo sul tavolo la candela accesa, siamo sazi e di solito tiriamo davanti a noi un’altra sedia per poggiare i piedi e goderci la tranquillità della sera che ci apre alla notte. È un ponte tra ciò che è stato e ciò che sarà. È un tempo sospeso che può essere caratterizzato da silenzi interrotti da sguardi, abbracci e parole. È un tempo prezioso che non dobbiamo sprecare ma, al contrario, valorizzare. Sta a noi la decisione se renderlo fecondo o semplicemente lasciarlo passare. È il tempo che ci porta a domani, che ci apre a quello che sarà, che grazie a Dio non conosceremo mai perfettamente fino a quando non lo vivremo. Ma possiamo predisporre insieme il cuore per accogliere il nuovo giorno, per raccontarci come è andata, com’era la cena, cosa c’è da migliorare, com’era squisita questa o quella portata. Dobbiamo educarci al dialogo nella nostra coppia, che è ben diverso dalle comunicazioni necessarie che ci scambiamo durante la giornata; dialogare significa parlare ed ascoltare, comprendere quello che l’altro vuole dirci, spesso anche con i suoi silenzi, riuscire ad andare oltre il me e le mie posizioni ed accogliere il messaggio dell’altro.
  È una predisposizione del cuore il mettersi in ascolto, anche quando è difficile e complicato. Quante volte ascoltando la lettura del Vangelo abbiamo pensato quanto complicato sia accogliere quella Parola? A quanto ci chieda di uscire dai nostri canoni e di iniziare ad agire secondo Dio e non secondo gli uomini.

Il percorso appena fatto ci insegna, nel nostro piccolo, ad interrogarci, a meditare, a dialogare tra noi e con Dio, a rivolgerci insieme in preghiera, a non trascurare la quotidianità, perché è proprio lì, in quelle trame, che tessiamo le nostre esistenze, ed è sempre lì che Dio aspetta di vederci santificati.

Custodiamo gli interrogativi e se non abbiamo avuto modo di percorrere tutte le tappe e gli appuntamenti, impegniamoci a farlo nel corso delle prossime stagioni, perché non è mai tardi per iniziare un cammino e per mettersi in cammino. È vero, è molto più semplice farlo in solitaria, ma la soddisfazione, l’entusiasmo e la pienezza che si avverte nel cuore quando si condivide un percorso, ci rende complici, ci permette di confrontarci su un terreno comune.

Proviamo a sperimentare, a metterci in gioco e a condividere i nostri piccoli ma fondamentali traguardi.

Grazie per quest’estate molto particolare trascorsa insieme, perché nonostante ci siano momenti migliori e periodi peggiori, non dobbiamo mai dimenticare che è sempre il tempo di Dio. E che il tempo della nostra coppia è il PER SEMPRE.

 

CI IMPEGNIAMO A…

In questo ultimo appuntamento, prendiamo degli impegni. Abbiamo molti mesi davanti a noi prima della prossima primavera. Non sappiamo come andrà, cosa accadrà, i tempi sono davvero molto incerti. Ma non possiamo permetterci di perdere tempo.

Ogni coppia, dopo un proficuo dialogo e un attento discernimento, prende i suoi impegni.

 

PREGHIAMO INSIEME

Tra gli impegni di coppia sarebbe bellissimo inserire la preghiera comune. Concludiamo il nostro percorso con questa preghiera scritta da Santa Elisabetta della Trinità.

 Vorrei, Signore, perdermi nel tuo seno

come una goccia d’acqua nell’immenso mare.

Distruggi in me tutto ciò che non è divino

perché la mia anima, libera, si getti nella tua.

Bisogna ch’io penetri in questo “luogo spazioso”,

insondabile abisso, profondo mistero,

per amarti, Gesù, come sei amato in cielo,

senza che nulla di fuori possa da te distrarmi.

 

Desidero abitare nel tuo focolare d’amore

sotto gli splendori raggianti del tuo volto,

vivere solo in te, come lassù nella patria,

in quella dolce pace che ogni bene sorpassa.

Allora si compirà la grande trasformazione,

allora diventerò come un altro te stesso.

Se però avrò perduto, nei giorni della terra

tutto quello che avevo, per la bellezza eterna!

 

Si vive fuori di sé, quando si ama davvero,

perché si sente il bisogno di sempre dimenticarsi;

il cuore non ha riposo, non trova distensione

finchè non ha raggiunto l’oggetto del suo amore.

Ecco perché, Gesù, nel mio amore per te,

più altro non desidero che la tua santa presenza!

Ad ogni istante del giorno, voglio uscire da me stessa

e, sotto il tuo sguardo soltanto, immolarmi in silenzio.

 

Nella profonda calma del tuo Essere eterno,

degnati seppellirmi perché fino da questa vita,

attraverso ogni cosa dimori, come in cielo,

“nella tua dilezione”, la tua pace infinita.

Non è fuori di me che ti devo cercare

per aderire a te da sostanza a sostanza.

Devo solo nascondermi nel centro del mio cuore

e perdermi per sempre nella divina Essenza.




Maria Marzolla
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