C'è una interessante progressione tra il vangelo di ieri e quello di oggi. Ieri Gesù ci parlava, in termini già audaci, del fatto che siamo amici suoi, amici di Dio. Oggi dice qualcosa di ancora più forte: praticamente ci identifica con sé. Il passo del vangelo parla del comune trattamento che riceveremo come Gesù perché siamo di Gesù. Questo aspetto dell'insegnamento di Cristo, pur essendo poco sottolineato nell'omiletica, è centrale, è il vero fine della nostra esistenza: unirsi a Dio in Cristo; non vivere più noi, ma permettere a Cristo di vivere in noi... No, non è l'annientamento del principio personale, come avviene in alcune filosofie religiose dell'Oriente. È la trasfigurazione della persona: chi ama vive più dell'Amato che di se stesso. È, in altre parole, l'espletamento del principio di amore e di amicizia di cui Gesù parla sovente.
#pregolaParola (Gv 15,18-21)
Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: «Un servo non è più grande del suo padrone». Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.
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