Quando punti il dito verso qualcuno, ricordati che ci sono altre tre dita puntate verso di te. Se vuoi giudicare con giustizia, sottoponi anche te stesso a giudizio. Rincara, però, un po' la dose, perché, nel fare giustizia, solitamente siamo più indulgenti verso noi stessi e più giustizieri verso gli altri. Ma questa logica di giustizia, prima o poi, rischia di svuotarci, di lapidarci, di ucciderci. Ecco perché Gesù presenta un modello di giustizia diverso: una giustizia che giustifica, che rende giusti. Non è una giustizia all'acqua di rose che fa finta che non ci sia il male. È la giustizia che bonifica il terreno del cuore e con quel dito che ha scritto cosmos nel caos, scrive un nuovo ordine degli affetti, dello sguardo verso se stessi e verso gli altri. La giustizia di quel sguardo che vede il «tob», la bellezza e la bontà, originaria e ri-crea un essere umano nuovo capace di una bellezza tanto antica quanto nuova: «Va' e non peccare più».
#pregolaParola (Gv 8,1-11)
Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».
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