«Non dice: io sono Giovanni, io sono Elia, io sono un profeta. Dice:"io mi chiamo così : “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore”». Così Sant'Agostino parla di Giovanni il Battista. E nel parlare di lui, forse ci ricorda di quello che noi dobbiamo essere: voce per la Parola. E se Giovanni era più grande di un profeta, lo era nella misura in cui non indicava il Signore da lontano, ma in quanto lo indicava come presente. Che le nostre vite siano più che profetiche. Che esse possano indicare il Signore presente dinanzi a noi e in noi. Giovanni poteva dire: io sono la profezia di Isaia in persona. Ma anche tu e io possiamo esserlo qui dove il Signore ci ha messo.
#pregolaParola (Gv 1,19-28)
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
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