«Non esser costretto da ciò ch’è più grande,
essere contenuto in ciò ch’è più piccolo, questo è divino». Quest'espressione di sant'Ignazio di Loyola trova nell'umiltà di Cristo la sua manifestazione più sublime. Cristo non ritiene un tesoro geloso la sua divinità, ma svuotò se stesso, divenendo uomo, divenendo «contenuto in ciò che è più piccolo». E la sua divinità non è stata compromessa da quwata sua kenosi, da questo suo svuotamento, ma ha manifestato il suo splendore. Dio è umile. Dio discende. E Cristo è la con discendenza di Dio fattasi carne. Lui è l'agnello di Dio che porta il peccato del mondo. Lo porta già scendendo in quelle acque in cui sono scesi i peccatori. Sposa nelle acque l'umanità peccatrice e trasforma l'acqua in grembo di rinascita, di rigenerazione, da cui nascono a vita nuova coloro che accolgono l'umiltà di Dio e, imitandolo, rinunciano alle diavolerie della superbia.
#pregolaParola(Mt 3,13-17)
Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
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