All'apparenza, questo vangelo ci propone due quadretti di due vite che si incontrano: una vita in cammino verso il tramonto, quella della profetessa Anna; e una vita nascente, quella del bambino portato dai suoi genitori. Ma in profondità c'è molto di più. Quel bambino è 'l'Antico dei giorni", è l'Eterno, e quella donna anziana è stata custodita nella giovinezza dall' attesa del suo Dio, suo Salvatore. Sì, Anna è una maestra di attesa. Anna ha vissuto la nuzialità umana, ma da quella è risalita alla nuzialità che tutti siamo chiamati a vivere: la nuzialità divina. E all'arrivo del Salvatore sembra più una giovane anima sposa pronta a accogliere il grido di giubilo: «Ecco lo Sposo, uscitegli incontro». Verso la fine di quest'anno, questo vangelo vi invita a non invecchiare, ma a crescere nell'attesa e nell'annuncio della speranza del Salvatore. Sembra innaturale perché tutto dice l'opposto, ma Anna ci dona una chiave: l'assiduità nella preghiera.
#pregolaParola (Lc 2,36-40)
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
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