Mi chiedo: Se Gesù mi ponesse come al cieco - così a bruciapelo - la domanda: «Che cosa vuoi che io faccia per te?», saprei dargli una risposta non vaga e non di circostanza? Temo di no. E allora l'altra domanda che si pone è questa: Cosa rendeva il cieco di Gerico tale da essere capace di rispondere a Gesù senza esitazione? Il bisogno? Sicuramente conosceva il proprio bisogno, ma tante persone hanno bisogni che conoscono, ma apre che non basti. Cosa allora? Oserei dire il riconoscere il proprio bisogno. Ovvero la lettura della propria interiorità... E non lo dico senza indizi. Quell'uomo non vedeva fuori, ma dentro sì. Sapeva cosa aveva e non aveva. Sapeva cosa voleva. E sapeva aggrapparsi a quel che voleva, anche quando gli altri remavano contro. Penso che questo cieco abbia tanto da farci vedere, sia nel nostro essere umani sia nel nostro essere “spirituali”, ovvero nel nostro rapporto con Dio. E allora, per vedere un po' meglio, lasciamoci attraversare - ora - dalla domanda di Gesù: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».
#pregolaParola
(Lc 18,35-43)
Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
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