“Non andare dove il sentiero ti può portare; vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia”. (Ralph Waldo Emerson)


Ognuno di noi è chiamato, con la sua speciale missione, a tracciare nuovi sentieri, a lasciare le sue impronte. Le più belle e più significative sono quelle che restano impresse nei cuori delle persone che incontriamo proprio lungo il cammino. Quanto ci ha segnato e segna la nostra missione? E quanto ha e ci ha insegnato? Al termine di questo breve cammino nel piccolo grande “mondo” della nostra missione quotidiana, è un interrogativo che dobbiamo porci, una domanda lecita che il Padre ci pone davanti. Non importa solo il “fare” e il “quanto” ma anche e soprattutto il “come” e il “perché”.  In fondo, il mandato affidatoci è così grande, che ci si sente come piccoli alunni che hanno un mondo da imparare e lo faranno piano piano, passo dopo passo. E così ho sentito forte il desiderio di chiedere ad una maestra della scuola dell’infanzia, uno di quegli angeli che accolgono i nostri bimbi e, con amore e professionalità, li accompagnano nel sentiero del futuro, di descrivere il tratto fondamentale della sua missione, per poter meglio comprendere la nostra.

«Insegnare, in effetti, è davvero una missione. Ti vengono affidati dei bambini, degli esseri indifesi, hai nelle tue mani le fasi più importanti della loro crescita. È un cammino lento e graduale, in cui cerchi di tirare il meglio da ognuno di loro, con amore e pazienza, gratificandoli, incoraggiandoli, sgridandoli quando è il momento giusto, ma soprattutto facendogli capire che possono sempre contare su di te, che sei lì per loro, perché trascorrono a scuola la maggior parte del tempo della giornata. E’ bello quando per sbaglio ti chiamano “mamma”, - afferma emozionata l’insegnante Mirangela Colella - perché in fondo ti senti un po’ la loro mamma. I bambini devono essere rispettati, così anche loro imparano a rispettarti e a rispettare gli altri. Per me è fondamentale creare un clima sereno e disteso, perchè solo così il bambino dà il meglio di sé. Farli sentire importanti li rende orgogliosi e fieri del loro “lavoro”».

Essere in tanti ed essere ugualmente e diversamente speciali: esiste una bellezza superiore a questa? Quando la missione ha come pane e acqua un ingrediente che si chiama Amore, insegna saziando quella stessa fame che è insita in ognuno di noi. E, se doniamo con tutte le nostre forze, siamo madri e padri, perché generiamo piccole tracce della nostra missione nel sentiero di chi condivide il cammino con noi, con la consapevolezza che il Padre è qui per me e che per me, suo figlio, ci sarà sempre. 

«Lasciare un segno nei bambini che hai accompagnato per tre anni della tua e della loro vita è gratificante e stupendo. – continua la maestra Mirangela - Quando per strada o in qualsiasi luogo ti senti chiamare da lontano “maestraaaa!!”, ti corrono incontro e ti abbracciano, questo è il momento più bello, cade tutto il lavoro pesante che pensi di aver fatto, ti sei stancata, perché questo è il segno che sei rimasta nei loro cuori, che hai lasciato questo segno. Poi vederli crescere, passare da un grado all’altro di scuola, vederli realizzarsi ti fa dire che questo è il lavoro che ho sempre sognato di fare!»

La nostra missione, quindi, lascia segno del suo passaggio, traccia vera e tangibile del nostro essere. Non è un caso che tra i significati etimologici del termine traccia, ci sia la seguente definizione: “primo abbozzo di un’opera”. Sì, con la nostra piccola traccia di missione noi contribuiamo al disegno di una grande opera, a quel misterioso capolavoro della nostra esistenza, il cui stesso sentiero è disseminato delle tracce degli altri: mentre insegniamo, gli altri ci segnano, proprio come ogni piccolo alunno segna inevitabilmente il cuore della sua dolce maestra.
Il mandato di ognuno di noi è e sarà differente, perché è una caratteristica del Creatore essere creativo, ma tutte, proprio tutte, rispondono all’invito di Gesù “Tu, vieni e seguimi!”. Non poi, non domani, ma da sempre!

“Ogni uomo porta l’intera impronta della condizione umana” (Michel de Montaigne)




Maria Marzolla
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