Per uno che proprio non riesce a capire come funziona il mondo degli investimenti, e per qualcuno che ama i passi sicuri e accertati, questo vangelo potrebbe sembrare svantaggioso rispetto a chi sa sbrigare con destrezza e naturalezza quelle faccende, ricavando un discreto profitto. In realtà, saper investire un soldo o un bene, quindi qualcosa di altro da noi, dice poco e nulla sull'investimento di cui si parla nel vangelo di oggi. In questa pagina, non si tratta di investire denaro, ma se stessi. Qui la musica è ben diversa e nessuno può dire, non fa per me, perché in questione ci sono io, la mia vita, i miei doni, la mia realizzazione, la mia felicità... Non rischiare in questo caso, significherebbe non vivere, implicherebbe non gioire, sarebbe morire ancora prima di nascere. È più che azzeccata qualche tradizione passata che usava il termine «seppellire» per parlare del gesto di nascondere il talento... È di questo che si tratta: di dare per morta quella che deve essere la mia stessa vita. Dare per fine, ciò che era solo all'inizio. Fiducia! Chi ti ha dato il talento, è il primo ad aver investito.
#pregolaParola

(Mt 25,14-30)
Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: «Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque». «Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: «Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due». «Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo». Il padrone gli rispose: «Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».
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