Conoscere vita, morte e miracoli di una persona non implica sempre una vera conoscenza di ciò che è celato agli occhi dei curiosi. Anzi, a volte l'apparente quiete conoscenza ostacola il vero riconoscimento. Riconoscere una persona è accompagnarla nelle fasi del dipanarsi del suo essere. È guardare il mondo con i suoi occhi e sentirlo con i suoi sentimenti. Ciò che siamo chiamati a vivere con i nostri prossimo, siamo anche chiamati a viverlo con Cristo nella fede. Paolo ci esorta: «Abbiate in voi stessi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù». È una chiamata a co-sentire con Cristo per conoscerlo veramente, per superare gli idoli che la nostra mente è tanto brava a creare. Giova in questo esercizio guardare ogni tanto a Cristo come un estraneo (vedi Emmaus) per permettergli di darci ardere il cuore e aprire i nostri occhi alla sua novità.
#pregolaParola
(Mt 13,54-58)

Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
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