Il vangelo di oggi mi ha fatto pensare a questi due versetti della prima lettera di Pietro: «Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi». Egli ha cura di noi. E la sua cura non si limita al provvedere spirituale, ma va verso il concreto. Così manifesta che la sua ttenzione non è rivolta ai numeri per autogloriarsi, ma alle persone, per autodonarsi. Colui che ci ha insegnato che amare è donare, che amare è donarsi, sia il nostro cibo, non quello che trasformiamo in noi stessi, ma il Cibo di eternità che ci trasforma in sé.
#pregolaParola
 (Lc 9,11b-17)Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Robert Cheaib
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