Questo vangelo è doloroso. In esso, il Signore ci presenta quanto l'unità dei cristiani sia importante. E, indirettamente, ci fa pensare alle nostre divisioni. Quest'unità, dice Gesù, rispecchia l'unità tra Padre e Figlio. Si capirebbe, per così dire, come possa essere che Dio sia uno e trino. Questa unità è per Gesù un motivo di credibilità. Ora, per la maggioranza di noi, quello che possiamo fare per l'unità dei cristiani è soprattutto la preghiera. Ma c'è un'unità che non solo ci è a portata di mano, ma che è anche il nostro dovere. Si tratta dell'unità delle nostre famiglie, delle nostre parrocchie. L'unità con la comunità ecclesiale anche se la mia comunità o il mio gruppo è più fico. È in questa fedeltà alla preghiera di Gesù «tutti siano una sola cosa» che si rispecchia un po', nell'imperfezione della storia, il perfetto amore eterno.
#pregolaParola
(Gv 17,20-26)
Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Robert Cheaib
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