Lacrime strappate a finti sorrisi. Corridoi che assomigliano alla strada verso il Golgota. Ad ogni stazione, una camera. Una storia. Una sofferenza. E in ogni sofferenza una madre e un padre che vegliano, sperano e nel frattempo amano. E’ l’amore che li trattiene lì e null’altro. È un reparto di pediatria come tutti gli altri, un posto che vorresti vedere sempre deserto, al contrario dei parco giochi super affollati. Non importa se per attendere il tuo turno allo scivolo passano parecchi minuti, l’importante è essere lì, fuori, liberi di giocare.
Ma la vita è anche croce, momento difficile che ti spalanca gli occhi in un attimo: in quel preciso istante, vorresti tornare indietro, allontanarti e scappare. La mente è invasa di parole, ricordi, immagini della tua vita di tutti i giorni, quella normale che proprio in questo momento acquista il suo vero valore: è preziosa! Dici a te stesso che non puoi fuggire, che quella salita davanti a te la devi affrontare ma è così ripida che l’angoscia blocca non solo i pensieri ma anche le azioni. 

“Amore e sacrificio sono così intimamente legati, quanto il sole e la luce. Non si può amare senza soffrire e soffrire senza amare”. “Guardate alle mamme che veramente amano i loro figlioli, quanti sacrifici fanno, a tutto sono pronte, anche a dare il proprio sangue purchè i loro bimbi crescano buoni, sani e robusti!”.

Sono parole di una mamma, una mamma santa, Gianna Beretta Molla, che pur di dare alla luce la sua quarta bimba, proprio subito dopo la sua nascita, iniziò il calvario della sua passione, nel giorno del Sabato Santo del 1962.
Nel dolore ci si sente abbandonati, anche Gesù sulla croce grida “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Smarriti in un tempo sospeso tra la speranza e la paura, si brancola nel buio, si cerca conforto ma in fondo si anela alla solitudine. Avanti e indietro in quei corridoi si cerca uno sguardo a cui aggrapparsi, calpesti quel pavimento di gomma ma ti sembrano ciottoli appuntiti, guardi fuori dalla finestra e ti accorgi che gli altri non si accorgono di te e del tuo dolore. La paura che la vita possa cambiare, stravolgersi, voltarti le spalle. 

Maria, lungo la strada del Calvario, avrà provato queste stesse sensazioni? Da mamma, credo proprio di sì. Indicibile la sua sofferenza nel seguire con lo sguardo quel Figlio torturato, flagellato, spogliato e caricato della croce, condannato a una delle morti peggiori. Quel figlio che aveva tenuto in grembo, partorito in un luogo di fortuna, cresciuto in una semplice casa di Nazareth, era ora lì, privato di tutto, anche della sua mamma.
Cosa si saranno detti i loro sguardi quando si sono incrociati per quei pochi attimi? Si sono raccontati l’Amore, si sono persi per ritrovarsi nei cuori dell’altro. L’angoscia di Maria è quella di una madre che sta perdendo suo figlio, che vorrebbe stringerlo forte e proteggerlo da quella folla impazzita. Una folla che calpesta, giudica, bestemmia e condanna. Una folla che non comprende ma crocifigge.
S. Gianna Beretta Molla scrive “Amiamo la Croce e ricordiamoci che non siamo sole, a portarla, ma c’è Gesù che ci aiuta e in Lui, che ci conforta, come dice S. Paolo, tutto possiamo”. Una mamma speciale ma anche una pediatra, una cirenea. Si, i medici dovrebbero essere dei veri e propri cirenei. Scrive Gianna riferita ai suoi colleghi : “Quando avrete finito la vostra professione, se l’avrete fatto, venite a godere la vita di Dio perché ero ammalato e mi avete guarito”.
Nel momento di maggior agonia, pronunciò queste parole “Oh, se non ci fosse Gesù che ci consola in questi momenti”.



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