Estratti della corrispondenza tra S. Luisa de Marillac e S. Vincenzo dé Paoli





Deserto quaresimale. Digiuno. Silenzio. Riflessione e discernimento. Ogni volta che pensavo a queste parole mi veniva in mente un solo denominatore comune: la solitudine. Poi, tempo fa, la lettura casuale della corrispondenza tra Santa Luisa de Marillac e San Vincenzo dé Paoli, ed in particolare un passaggio, mi ha aperto altri scenari.
«Credete forse di diventar più capace di accostarvi a Dio con l’allontanarvi, che con l’avvicinarvi?» (Vincenzo de’ Paoli, Corrispondenza, II, 123.)
E’ un interrogativo che colpisce il cuore del problema di Santa Luisa, il suo continuo sentirsi peccatrice, inadeguata e corrotta agli occhi di Dio. Il suo amico Vincenzo le dice una cosa importante “Non allontanarti, ma avvicinati! ConosciLo e fatti conoscere! Nutriti di Lui!”. In altre parole la supporta nel suo tormentato discernimento, cura le sue ferite prendendole a cuore, proprio come cita il versetto del Siracide 6.16: Un amico fedele è medicina che dà vita: lo troveranno quelli che temono il Signore”.
Ed infatti Luisa lo trova proprio nella piaga della sua fragilità umana e nel profondo desiderio, insito in ognuno di noi, di essere una persona migliore.
Il discernimento in due. Ma è possibile? A svelarcelo è la parola stessa dis-cèrnere, valutare due volte. Certo, è possibile e, in molti casi, auspicabile fermarsi a discernere da soli, ma la duplicità del pensiero, della riflessione, della soggettività rende il discernimento a due un’impresa d’amore, possibile solo in un rapporto di vera amicizia.



Un’amicizia, quella tra Santa Luisa de Marillac e San Vincenzo dé Paoli, con alti e bassi, momenti di tensione alternati a periodi di distensione, sempre nel rispetto dell’unicità dell’altro. Un’amicizia reale, né da romanzo e né da sceneggiatura, ma dibattuta da due divergenti personalità che trovano la loro convergenza nell’amore per il Signore e nell’aiuto per i poveri. Non si può essere uguali, ma se si converge, la direzione sarà la stessa. Il deserto che attraversa la Santa è impegnativo, è un passaggio oneroso, da nobildonna a consacrata. Leggendo la loro corrispondenza, si ha la sensazione che San Vincenzo la prenda per mano e l’accompagni in questo pellegrinaggio, l’aiuti a trasformarsi per tras-figurarsi conformandosi al Signore. E lo fa con estrema tenerezza, così come possiamo leggere da questi estratti della loro corrispondenza:

Desidero che voi siate una delle più perfette immagini, fatte a somiglianza di Dio (…), avendo io, come credo, nel Suo amore uno stesso cuore con voi”.
“Dio solo sa ciò che io sono per voi e ciò che voi siete per me”.
“Il mio cuore non è più mio, ma vostro in quello di Nostro Signore”.

Ma non mancano momenti nei quali il suo tono si fa più ironico, nonostante affronti un annoso problema della Santa. Nel rimproverare l’amica dell’eccessivo attaccamento al figlio Michele, scrive così:

“Oh certo, Nostro Signore ha fatto bene a non prendervi come Madre sua, dal momento che non sapete trovare la volontà di Dio nelle cure materne che Egli vi chiede per vostro figlio... Onorate dunque la tranquillità della Santa Vergine in un caso simile”.

Un’amicizia così forte che Luisa de Marillac, sul letto di morte, lo manda a chiamare. Avrebbe voluto con lei l’amico che per ben trentacinque anni l’ha accompagnata nella sua nuova vita di carità. In risposta Vincenzo dé Paoli scrive:

“Madamigella, voi partite prima di me; se Dio perdona i miei peccati, spero di raggiungervi presto in cielo”.

Ed ancora più commovente la descrizione che fa di lei dopo la sua morte.

“Che bel quadro, mio Dio: l’umiltà, la fede, la prudenza, quel giudizio sicuro e la preoccupazione continua di conformare le proprie azioni a quelle di nostro Signore! O sorelle, tocca a voi conformare le vostre azioni alle sue e imitarla in tutto».

L’amicizia è la più vera realizzazione della persona scriveva Santa Teresa d’Avila. Cosa c’è di più vero? Colui che ti ama ti rende reale, con i piedi per terra e il cuore rivolto alla fonte di quell’Amore.
In una lettera inviata all’amico, Luisa scrive «Credo, mio signore, che l’amicizia non sia altro che l’espressione esterna di una realtà dell’anima (...) Credo, padre, che l’amicizia sia l’unico balsamo della vita» (Scritti spirituali, 213)
Chi è l’amico nel discernimento? Colui che, quand’anche tu davanti ad un cerchio vedi solo angoli ricurvi, forte solo del suo amore, lui riesce a mostrarti il più profondo buco nero o il più bel girotondo che avresti potuto immaginare.




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