(Mc 3,1-6)
Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all'uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
#pregolaParola
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Perché Gesù invita l'uomo con la mano inaridita a mettersi in mezzo? Non poteva guarirlo in segreto e risparmiarsi la decisione di farisei ed erodiani di ucciderlo? Gesù mette quell'uomo in mezzo alla sinagoga perché ognuno dei presenti si vedesse in lui. Affinché ognuno vedesse nella mano inaridita il suo cuor inaridito. La mano è un organo di relazione e di efficacia. Stendiamo la mano per aiutare. Stringiamo la mano di un altro per fare pace, amicizia, per entrare in contatto. Alziamo le mani in preghiera. Gestiamo la creazione con le mani per esternare il dono che Dio ci ha dato: quello di essere co-creatori. Allora la mano inaridita è un attentato alla nostra umanità, alla nostra relazionalità, alla nostra spiritualità. Quell'uomo in mezzo non sta solo in sinagoga, può stare in chiesa. Ed è lì, perché io sono lì. E Cristo è disposto a morire, anzi, Cristo è morto (e Risorto), affinché tu ed io possiamo avere la grazia di guarire non solo nella nostra mano, ma in tutto il nostro essere.

Robert Cheaib
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