Un peccatore per un cuore duro è solo un estraneo, un emarginato. Per Dio è sempre un figlio amato. Gesù usa due analogie per parlarne: l'analogia della pecora per il pastore e quella della moneta per la donna sua proprietaria. Una pecora perduta è una pecora perduta, anche se nei campi c'è ne sono 99 o 1000. Anzi, nella nostra psicologia, ciò che non troviamo o perdiamo acquisisce un valore maggiore. Gesù viene a dirci che questo meccanismo si applica per analogia anche al cuore di Dio. Ora, sapendo che sono peccatore, questo vangelo assume un carattere consolante non indifferente: nel mio vagabondaggio, nella mia perdizione, io non sono indifferente a Dio. Per lui conto come se fossi l'unico essere al mondo. Tanto che non si limita a spazzare per trovarmi, ma mi cerca fino alla morte, la morte in croce.
#pregolaParola
(Lc 15,1-10)
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto». Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Robert Cheaib
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