Il perdono è, per certi versi, una ingiustizia. Almeno se lo guardiamo con l'occhio calcolatore. Perdonare è accettare che una situazione di squilibrio venga risanata con una concessione. E quanto è difficile! Tutti siamo bravi a dire a priori: “io perdono a tutti, io non ce l'ho con nessuno” , finché qualcuno ci fa un torto. E allora si sveglia dentro di noi Torquemada e diventiamo dei grandi inquisitori in nome della giustizia infranta e della sensibilità affranta. Da dove attingere forza per non diventare giustizieri e per colmare l'ingiustizia subita? In questa parabola, Gesù ci indica la via: guardare al perdono di Dio, contemplare questo perdono che è rivolto a me. Il primo a subire volontariamente l'ingiustizia del perdono è Dio! Dio, diceva un teologo del secolo scorso, non è ingiusto che verso sé stesso. E proprio con questa “ingiustizia”, ci rende giusti e ci libera dalla zavorra dei calcoli. E onestamente: è un affare infinitamente conveniente.
#pregolaParola
(Mt 18,21-19,1)
Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa». Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: «Restituisci quello che devi!». Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò». Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: «Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.
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