Il prerequisito dell'infanzia per entrare nel regno non deve essere un ulteriore motivo d'ansia spirituale, quasi fosse un altro peso o un altro impegno da portare avanti. Un bambino, più piccolo e indifeso è, più suscita tenerezza e amore incondizionato. Certo, diventare bambini richiede tutto un cambio di mentalità, una conversione. Richiede un riconsegnare le redini della propria storia al Signore, fidarsi dei suoi progetti anche se non si vede ancora dove portano. Insomma, essere bambini non significa essere bambinoni adagiati sugli allori. Fidarsi è il mestiere di infanzia spirituale che richiede adultità nella fede. Per questo il Signore aiuta la nostra immaginazione con un'immagine che raffigura il suo atteggiamento in questa partita. Egli non sta lì ad attendere il nostro ritorno, ma con non poca follia, lascia le 99 per cercare la pecora smarrita. Come per dirci: di una follia d'amore così, per te, non puoi che fidarti.
#pregolaParola
(Mt 18,1-5.10.12-14)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda.
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