Sono belle le persone di parola. Tu danno un senso di sicurezza unico perché sai che la loro parola data è una garanzia. Nell'istruirci a non giurare, come se le parole senza giuramento non avessero valore, Gesù ci invita a cogliere il peso e il privilegio stesso di essere creature capaci di parola. E riflettendo sul dono, Gesù in qualche modo ci invita a imitare il Padre. Anche Lui ha una “Parola”, una parola che è chiara, senza compromessi, una parola data nella carne, nella concretezza, una volta per sempre, fino alla morte di croce. Una parola di speranza e di risurrezione. Signore, donaci di imitare la tua “Parola”. Che le nostre parole siano incarnate, siano affidabili, siano un sì al bene, alla bellezza, alla santità. Siano un “amen”.
(Mt 5,33-37)
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: «Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti». Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno.
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