Prima o poi - e spesso più prima che poi - si arriva nelle relazioni a un punto di blocco. Ognuno inizia a pensare: «Ho dato troppo. Ho perdonato troppo. Adesso mi fermo e aspetto una bella iniziativa dell'altro». Dato che un ragionamento simile è fatto da entrambe le parti, il rapporto si arena, si inaridisce. Gesù dona al perdono una sorgente che va al di là dei meriti e dell'iniziativa dell'altro, dà la sorgente e il metro del perdono che Dio stesso ci ha donato. Il metro allora, non sta più al livello orizzontale finito, ma diventa un metro divino infinito che passa per l'amore e il perdono di Dio. Il perdono diventa, non più un'iniziativa, ma una risposta di riconoscenza alla grande iniziativa di Dio. Resta comunque un gesto difficile. Per questo per perdonare come Cristo, non abbiamo scampo: dobbiamo chiedere a Cristo con insistenza: Signore, dammi il tuo cuore. Signore, sii la mia vita.
Mt 18,21-35
Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa». Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: «Restituisci quello che devi!». Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò». Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: «Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

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