«La tolleranza è la virtù di chi non ha convinzioni» scriveva Chesterton. Chi incontra Gesù non incontra un amore stagionale cumulabile con altre offerte. Gesù ti cattura in modo totalizzante. Non puoi amarlo e calarti nell’opposto, in ciò che discosta dal volto dell’Amato. Sarebbe un tradimento di cuore. È un invito ad essere intolleranti? Solo una cultura – o, meglio, un’ideologia – dalle corte vedute scova e proietta la (sua) intolleranza qui. In realtà, questa schiettezza toglie le maschere e proprio per questo ama sinceramente l’altro nella sua alterità senza alterare le proprie convinzioni. Rifiuta l’errore senza rifiutare l’errante e non cade nell’orrore dell’omologazione. Aborrisce gli omogeneizzati e crede nella bellezza del diverso. Per questo il suo è un amore che fa la differenza.
Mt 10,34-11,1
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
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