"Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?" non è solo il nome di un quadro famoso di Gauguin. Non sono neppure domande che interessano solo ai philosophes. Sono le domande di ogni esistenza umana. Non accorgersene, non ne nega l'esistenza. Non porsele, non significa che non si pongono, anzi che si impongono su di noi, come si sono imposte sull'artista con la morte prematura della figlia. Sono domande umane. Sono domande umanizzanti. Conviene porle non solo nelle urgenze, ma nell'ordinario di ogni giorno. Gesù si presenta come Luce che illumina i nostri passi mentre affrontiamo queste domande. Nella sua sequela troviamo una risposta per ognuna di esse: veniamo dalla sovrabbondanza dell'amore di Dio. Siamo amati da morire, fino alla morte in croce. Andremo nelle dimora del Padre che Cristo ha preparato per noi.
Gv 12, 44-50
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

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