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Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
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Is 50,4-7   Sal 21   Fil 2,6-11   Mt 26,14- 27,66
«Se tu  sei Figlio di Dio, scendi dalla croce». Anche io tante volte Ti dico queste parole. Anche io vorrei un Dio diverso, che vince dominando piuttosto che amando. Anche a me sta stretta l'immagine di un Dio che non interviene dall'alto per stravolgere situazioni per le quali basterebbe un piccolo taglio alla regola dell'autonomia della creazione. Anche io fatico ad amare l'Amore. Grazie perché mi hai amato e mi ami lo stesso. Grazie perché hai dato Te stesso per me. Che la tua croce e il tuo grido convertano la mia immagine e la mia parola affinché non ragioni più come l'uomo vecchio, ma guardi il mondo, la storia, me stesso e Te con occhi battezzati dalla tua passione.

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