Più di qualcuno/a si è scandalizzato/a dalle mie affermazioni sulla domanda riguardo all’onnipotenza di Dio che la grande (ma davvero grande!) Lucia Ascione mi ha fatto in TV2000 durante la puntata di venerdì 10 marzo 2017 a Bel tempo si spera (la puntata è su questo link). Mi chiese Lucia: «Che se ne fa Dio del nostro aiuto (in riferimento a Etty Hillesum). È onnipotente». Io le replicai così: «Sei sicura che è onnipotente? Più vado avanti più scopro che la storia è il campo dell’onnidebolezza di Dio».
Chi non coglie la provocazione e ragiona per fissismi dirà: «Ma come! Nel credo professiamo: “Credo in un solo Dio padre onnipotente”».
Esatto, rispondo! Ed è qui che appare la meravigliosa “follia d’amore” di Dio!
Colui che è l’Onnipotente… anzi, Colui che è il Pantokrator (in greco), e quindi, Colui che letteralmente tiene tutto in mano, non schiaccia tutto… ma fa essere le cose e le sostiene maternamente nell’essere. E affinché le cose possano essere, in qualche modo si ritira (linguaggio figurativo, ma obbligato). Sostiene tutto nell’essere, ma non predetermina o schiaccia l’essere.
Sì, Dio in sé è onnipotente. Ma proprio perché è onnipotente, non è “succube” della sua onnipotenza. Chi non domina la propria potenza, non è onnipotente, è prigioniero della sua onnipotenza. Dio non è prigioniero della sua onnipotenza. L’incarnazione ce lo prova…
Do un paragone semplice per rendere meglio l’idea:       quando avviene la crescita rapida nell’adolescenza, spesso accade che la forza che esplode nelle mani e nei piedi rende l’adolescente maldestro. È diventato più forte, ma la sua forza gli sfugge di mano… e quindi non prende bene le misure e rovescia il bicchiere d’acqua durante il pranzo della domenica, facendo incavolare la mamma, perché non si è ancora abituato alle dita più lunghe… ecco, per tornare a Dio… il Signore non subisce la sua onnipotenza. Dio è il Pantokrator, Colui che tiene tutto in mano… Colui che tiene in mano anche, e soprattutto, la propria onnipotenza.
L’onnipotenza di Dio non è un’onnipotenza di una macchina da guerra, di un’arma di distruzione di massa, di un dittatore temibile. È l’onnipotenza del Padre. È l’onnipotenza dell’Amore.
Vale sempre la profonda intuizione di padre François Varillon: «L’amore non è uno tra gli attributi di Dio, ma tutti gli attributi di Dio sono attributi dell’amore».
Cosa significa questo?
Significa che l’onnipotenza di Dio si capisce soltanto se in quanto onnipotenza d’amore. Così come la giustizia di Dio, si comprende come giustizia dell’amore, non la giustizia di un giustiziere. È la giustizia di un amore che giustifica, santifica, riscatta e rende giusti e santi.
L’Amore non si impone. Per questo l’onnipotenza di Dio nella storia si manifesta – per volontà e disegno di Dio – nell’onnidebolezza.



Perché? Perché non vuole né violare né violentare la volontà dell’uomo.
Dio non invade l’uomo, non si impossessa dell’uomo (di “possessione” si parla solo del caso del diavolo!). Dio – ad Elia (cfr 1Re 19,11-13) – non si presenta con il vento, il terremoto o il fuoco, ma con «la voce di un sottile silenzio» (qol demamah daqqah suona il testo ebraico). È la delicatezza del Dio che ama e che vuole essere amato… e nessuno può essere forzato all’amore. L’amore imposto impostura e dittatura. Il bene imposto sarebbe un male assoluto.
Dio, in Cristo, sta alla porta e bussa, come ci ricorda l’Apocalisse. E Gesù, nei Vangeli, si rivolge al giovane ricco, non con l’imperativo categorico kantiano, ma con il «se vuoi».
Questa “onnidebolezza” è tutt’altro che debolezza. Paolo ci ricorda che «ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1Cor 1,25). Eh sì, anche Paolo parla della “debolezza” di Dio.
Se i potenti schiacciano i contrasti, Gesù risuscita. Il Dio di Gesù Cristo si propone nella mitezza del Nazareno e seduce i cuori volontariamente. Con questa delicatezza, ha potentemente sedotto il mio cuore, spero anche il tuo.

L'intervista si trova  qui


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